Regia di Anthony Asquith vedi scheda film
Inghilterra, inizi del XX secolo. Il figlio quattordicenne di Mr Winslow (Hardwicke), bancario da poco in pensione, viene espulso dal collegio navale di Osborne con l'accusa di furto. Il padre è convinto della sua innocenza e non tollera che il figlio sia stato condannato senza potersi difendere e così, di fronte al rifiuto dell'Ammiragliato di riesaminare il caso, tramite un principe del foro e membro del Parlamento (Donat) chiede di appellarsi al re, perché la causa sia trattata in tribunale.
Il caso solleva un vespaio e una grande attenzione della stampa e la tranquilla vita della famiglia Winslow è sconvolta: il fratello maggiore deve abbandonare Oxford, perché il padre deve pagare le spese legali, il matrimonio della sorella (Leighton) va a monte perché il futuro suocero non approva l'azione legale contro il governo e anche la salute di Mr Winslow sarà compromessa. Grazie al talento dell'avvocato, però, la verità è infine ristabilita. Interessante, per chi mastica l'inglese, la distinzione che viene fatta tra "justice" e "right" ed il principio legale alla base dell'appello è proprio "let right be done".
Bel film giudiziario con una grande prova di Donat nell'impersonare il gelido sir Morton (il feroce interrogatorio al ragazzo davanti ai genitori sconvolti è un pezzo di bravura), ma anche Hardwicke è bravissimo nel ruolo del padre ostinato nel difendere il nome del figlio a qualunque costo, compresa la propria famiglia e la propria salute.
Nota a margine: davanti all'entrata della banca del protagonista c'è un suonatore ambulante di organetto. In una scena vediamo Mr Winslow donargli una moneta e lui risponde "grazie" in italiano, nell'audio originale. Il dettaglio è preciso, perché molti suonatori ambulanti a Londra e altrove a quell'epoca erano italiani che in tal modo sbarcavano il lunario…
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta