Regia di Marco Ponti vedi scheda film
Cenone natalizio in famiglia con outing lesbo, anello di smeraldi smarrito (o forse rubato?), messaggi al telefonino dall'amante incinta (a un marito che ha appena messo incinta anche la moglie), vibratori e via dicendo. Ilarità.
Sequel di Io che amo solo te, uscito l'anno precedente, con cast in gran parte identico e identico regista, il modesto Marco Ponti, che qui si ritrova anche a firmare la sceneggiatura in solitaria (nel precedente film lo aiutava Luca Bianchini, autore del romanzo da cui la pellicola era tratta). Una commedia natalizia non demenziale, perciò non etichettabile con il marchio infame del cinepanettone, ma comunque leggerissima e dall'approccio blandamente superficiale nonostante il tentativo di inserire tematiche 'adulte' per un prodotto di tale risma: maternità 'surrogata' in senso lato, omosessualità maschile e, già meno preoccupante come argomento, omosessualità femminile. Tutto questo attorno a un tavolo, quello della cena natalizia di famiglia: per un lavoro italiano sembrerebbe esserci del coraggio, ma a ben guardare la risoluzione (scontata, data la destinazione a un vasto pubblico) a tarallucci e vino di ogni sottotrama non lascia dubbi sulla volontà di non correre rischi e non tirare in ballo implicazioni problematiche. Nel cast tornano Michele Placido, Laura Chiatti, Riccardo Scamarcio, Eva Riccobono, Maria Pia Calzone e Antonella Attili; al posto della Littizzetto (la zia svalvolata di Io che amo solo te) c'è Veronica Pivetti, nei panni di un'altra zia svalvolata. Probabilmente un sequel non era necessario, ma finchè c'è un pubblico che segue questo tipo di lavorucci, nulla si può obiettare. 1,5/10.
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