Regia di Manetti Bros. vedi scheda film
Don Vincenzo, boss della camorra, è stanco di quella vita e vuole simulare la sua morte. Un'infermiera si intromette nei suoi piani e il boss manda due sicari a eliminarla. Uno dei due però si innamora della ragazza e fugge con lei.
Ammore e malavita è un po' commedia, un po' gangster movie, un po' sceneggiata napoletana e un po' molto musical: un'opera assolutamente godibile nel suo complesso, con il plusvalore non da poco di sapersi prendere in giro da sola, di dimostrare evidente autoironia; certo, la trama è semplice e di grandi morali ce ne sono, ma la sua natura di film popolare non prevede neppure complicazioni in questo senso. Oltretutto il lavoro è un ottimo esercizio di stile per i fratelli Manetti (Antonio e Marco), che provenendo dal mondo del videoclip devono essersi piacevolmente sbizzarriti nel creare e inserire nella storia le sequenze musicali, quasi sempre in dialetto partenopeo (ma qualcuna anche in inglese, per esigenze narrative) e comunque tutte intelligentemente sottotitolate. Il ritmo tiene sufficientemente bene, i registi sanno indubbiamente il fatto loro e la sceneggiatura firmata dai Manetti insieme a Michelangelo La Neve risulta piuttosto sbrigliata, con parti elaborate per parecchi personaggi e tanta azione; le psicologie rimangono un passo indietro, ma come detto l'obiettivo dell'opera rimane quello di intrattenere, seppure in modo sofisticato. Fra gli interpreti: Carlo Buccirosso, Claudia Gerini, Serena Rossi, Giampaolo Morelli e Raiz (cantante degli Almamegretta); tutti al giusto posto, con un encomio particolare per l'ultimo, le cui puntate nel cinema sono rare quanto efficaci. 6,5/10.
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