Regia di Manetti Bros. vedi scheda film
VENEZIA 74 - CONCORSO
Napule, musicarello & love-pulp.
Sbarca al Lido, per la prima volta in Concorso, il celebre duo cinematografico di successo, soprattutto televisivo (Coliandro non cede al disinteresse ed anzi aumenta gli share di affezionati), ma in realtà ben più interessanti e talentuosi al cinema, ove hanno saputo fare miracoli o comunque belle sorprese con budget ridicoli a disposizione.
Il musical mancava loro, e tappare questa falla era una sfida probabilmente importante, coraggiosa da affrontare, tenuto conto del successo ritrovato del genere col premio Oscar La La Land.
La trama è semplicissima e l'ultima cosa a cui riferirsi: un Fu Mattia Pascal nella Napoli dei quartieri resi sinistramente celebri da Gomorra (citato espressamente), come il quartiere di Scampia, che diviene per l'occasione teatro di uno scatenato numero musicale improvvisato da un gruppo di turisti stranieri.
I numeri musicali sono la circostanza più interessante ed arguta del film, che non sfotte, ma fa una arguta, pur se non nuova satira sulle infinite problematiche che affossano la città, il circondario e tutto il Paese.
Punti a favore del film, girato bene col dinamismo e la perizia che ha reso i Manetti dei piccoli registi cult, sono almeno due ottimi interpreti: Carlo Buccirosso, il re della cozza ferito al deretano ma fatto passare per morto in nome di un piano di sopravvivenza studiato in fretta e furia per scappare col malloppo: di fatto il migliore di tutti e spesso colui che fa la differenza tra un film neutro e uno riuscito; e Claudia Gerini, finta vedova del primo, quella Grazia Chelli esilarante che tiene testa alla finora insuperata Enza Sessa.
Belle e coerenti le musiche, ottime le voci melodiche coinvolte, divertente in particolare la parodia di What a feeling di Irene Cara- Flashdance.
Ma, nonostante lo spasso, il film non colpisce come Song'e Napule e Morelli non eguaglia la incontenibile simpatia trash comunicataci con Lollo Love, mentre l'ultima mezz'ora di spiegazione puerile e pedante andava assolutamente evitata, o tagliata, o più efficacemente sintetizzata.
Una mezza riuscita, insomma, ma Ammore e Malavita resta il miglior film tra i tre italiani visti fino ad oggi nel Concorso.
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