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Ammore e malavita

Regia di Manetti Bros. vedi scheda film

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La recensione su Ammore e malavita

di maghella
8 stelle

 

Vincenzo il re del pesce è un boss di Napoli, del quartiere Sanità. Riesce a scampare per miracolo all'agguato  da parte di alcuni sicari inviati dal Salernitano. Viene salvato in extremis dalle sue guardie del corpo: le Tigri, 2 pistoleri motociclisti. Il boss se la cava solo con una ferita al fondoschiena, ma la moglie Maria pensa bene (ispirata da un famoso film di 007) di approfittare di questo tragico evento per farlo passare per morto e godersi così gli anni a venire senza più le preoccupazioni dovute ad una vita malavitosa. Ma chi utilizzare come cadavere nella bara al posto di Vincenzo? Sempre a Maria viene in mente un commesso di un negozio di scarpe, identico al marito. Purtroppo una infermiera dell'ospedale vede quello che non avrebbe mai dovuto vedere,  quando Ciro se latrova davanti per ucciderla, riconosce in lei il suo amore di gioventù. Fatima (questo il nome dell'infermiera) gli confessa di averlo sempre amato  e di aspettarlo da anni. Ciro decide così di risparmiare la ragazza e metterla in salvo, mettendosi contro Rosario e tutto il clan del boss.

I fratelli Manetti dimostrano con questo film di riuscire a crescere in un mondo cinematografico cosiddetto di genere. Non ho specificato nella sinossi che Maria, Rosario, Ciro e Fatima cantano le loro storie  miscelando il poliziesco con il musical. La storia d'amore, il mondo malavitoso, l'amicizia e la lealtà,  "l'ammore e la malavita" appunto del film, sono tenuti insieme da canzoni neomelodiche napoletane, arricchite dai rimandi vecchie colonne di successo come quella di Flashdance.

Ma i Manetti non si sono "accontentati" di fare il solito  musical nostrano e colorito, non riproducono un Tano Da Morire in versione partenopea. I bravi registi si impegnano a recuperare una cultura cinematografica del passato riuscendo a non impelagarsi in fastidiose citazioni. I personaggi di Maria e Vincenzo, sono comici e grotteschi, sono originali. Idem per la coppia dei sicari motociclisti. Rosario e Ciro sono i figli di tanti personaggi dei Western all'italiana, dei film di Kung fu, dei poliziotteschi anni '70, eppure hanno una loro identità ben delineata. A fare da contorno alle vicende di questa storia è Napoli, la vera protagonista di tutto il film, al quale viene dedicata infine una canzone che è un vero tripudio di amore. Napoli ci viene mostrata subito tramite un tour anomalo nel quartiere Scampia, dove risulta chic farsi scippare la borsa, perché rende la vacanza più "in". Si sposta davanti alla chiesa del quartiere Sanità dove si svolge il finto funereale del boss. Ancora Napoli in Margellina, poi il porto, e i vicoli pieni di gente.

I Manetti, ripeto, sono gli unici a saper fare film di genere in Italia,  senza cadere in cliché già visti. La loro cultura cinematografica li rende sicuri nel creare storie che conservano il sapore di vecchie pellicole, ma che hanno una loro identità moderna. Per questo vengono rispettati tutti i canoni del racconto poliziottesco: lo sgarro, il tradimento, l'infame, l'amore e il duello finale, con la soluzione a sorpresa che può risultare anche inammissibile ma accettabile. Il trucco per la buona riuscita di certi film era proprio quello , infatti, di instaurare un rapporto di fiducia tra spettatore e regista talda rendere possibile qualsiasi licenza narrativa che si rendeva necessaria. I Manetti sono maestri nel creare questa fiducia con lo spettatore.

Tutto questo buon lavoro è reso ottimo dal cast eccellente del quale il film si avvale. La mia preferita su tutti è sicuramente Claudia Gerini nella parte di Maria. La dark lady colorita, ex cameriera del boss che però lo sposa per Ammore,  che mette su tutta la sceneggiata della finta morte per potersi finalmente godere la vita agiata che pensa di meritare. Maria vive in un mondo irreale influenzato dalla visione di troppi film, ma quando si tratta di ritornare con  i piedi per terra mette a frutto tutte le sue conoscenze cinematografiche per trovare le soluzioni ai problemi reali. Il risultato è un gran pasticcio, ma tanto divertente e tutto da cantare. Un debole personale per la presenza di Raiz: fisique du role per Rosario, il sicario tradito nell'amicizia con Ciro. Voce inconfondibile dei cari Alamamegretta, rimane per me la  voce di una Napoli moderna e ancora da scoprire, quando canta non può non venirmi un brivido alla schiena. Raiz è Napoli.

Carlo Buccirosso è il boss, il personaggio più grottesco, quello che per comandare deve "incazzarsi...incazzarsi sempre...incazzarsi a vanvera!". Buccirosso incarna quella Napoli che non cambierà  mai, che rimarrà ferma nel tempo nell'immaginario collettivo. Il boss che fa un po' ridere, viene sparato al culo come nei cartoni animati, che si lascia influenzare dalla moglie.

Infine Ciro (Giampaolo Morelli ) e Fatima (Serena Rossi) sono la speranza che qualcosa si può veramente cambiare, che si può avere la possibilità di scegliere un  vita differente senza sparare. Bisogna comprendere a chi dare la propria fiducia e a chi offrire la propria lealtà,  fare la scelta giusta, conservando sempre quella furbizia necessaria per tirarsi fuori dai guai.

A oggi la scelta giusta è stata quella di vedere questo film.

Raiz

Ammore e malavita (2017): Raiz

 

 

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