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Ai confini della realtà

Regia di John Landis, Steven Spielberg, Joe Dante, George Miller vedi scheda film

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La recensione su Ai confini della realtà

di munnyedwards
6 stelle

 

La storica o ormai classica serie tv creata da Rod Serling con il contributo fondamentale alle sceneggiature di Matheson e Bradbury è un cult senza tempo che nessun amante della fantascienza può tralasciare di vedere, il film in questione invece pur cercando di mantenere lo spirito originale non raggiunge tali vette di eccellenza e si ferma al semplice richiamo nostalgico, gradevole da vedere ma nulla di più.
Diretto da quattro pesi massimi come Landis, Spielberg, Miller e Dante la pellicola esce nel 1983 ed è, nelle intenzioni e nei fatti, un evidente omaggio allo storico progra
mma televisivo, si comincia con un prologo notturno dove due amici (uno è Dan Aycroyd) passano il tempo ricordando le sigle dei vecchi telefilm del passato, ovviamente l’aggancio a The Twiligh Zone è immediato e il viaggio verso la quinta dimensione può avere inizio.

 

 

Il film è diviso in quattro segmenti (quattro storie) più l’incipit, sia l’incipit che il primo episodio sono diretti da John Landis e in azione vediamo il razzista senza speranza Bill Connor (Vic Morrow), l’uomo ha appena perso una promozione e di questo incolpa un suo collega ebreo, più in generale Connor odia tutte le minoranze etniche presentinelterritorio americano.
Uscito da un bar si ritroverà
di colpo in altro mondo e in un altro tempo, inseguito da militari delle SS che lo credono un ebreo, da incappucciati del Ku Klux Klan che lo chiamano sporco negro e da soldati americani in Vietnam che gli sparano addosso perché è un giallo.
Dei quattro racconti del film quello di Landis è l’unico originale, gli altri tre infatti sono dei remake di altrettanti episodi della serie TV,
Time Out (questo il titolo originale) sviluppa una trama prevedibile e lineare nei suoi passaggi di racconto ma la messa in scena e buona e nel complesso l’episodio si guarda con gran piacere.

(Voto: 7)

 

 

Kick the can (Il gioco del bussolotto) racconta dell’arrivo in una casa di riposo di uno strano vecchietto (Scatman Crothers), l’uomo dall’aria allegra si adopera per rivitalizzare la comunità inoperosa convincendo un gruppo di anziani a partecipare ad un bizzarro gioco, una specie di calcio al barattolo.
Durante questo gioco gli anziani ritroveranno lo spirito di un tempo e anche se per poco
tempo torneranno bambini, il tema è di quelli cari all’eterno Peter Pan di Hollywood e Steven Spielberg si muove con nonchalance su un territorio che conosce come le sue tasche, ciò nonostante non si può negare un’evidente fragilità di trama e uno sviluppo della storia abbastanza scontato.

(Voto: 6)

 

 

Joe Dante dirige il terzo episodio, It a Good Life è la storia di un bambino malefico che sfrutta i suoi terribili poteri per costruirsi un mondo (o meglio, un ambiente famigliare) a sua immagine e somiglianza, nessuno dei componenti della famiglia osa contraddirlo e sarà una maestra incontrata per caso a porre fine all’incubo.
Visivamente è forse il segmento meglio riuscito, affascinante la costruzione della casa stile cartoon di Anthony e le trovate magiche del ragazzino terribile, il finale ad una lettura più semplicistica può risultare facilmente buonista ma in realtà resta molto ambiguo e di grande effetto.

(Voto: 7)

 

 

L’ultimo episodio è diretto da George Miller ed è sicuramente quello meglio riuscito, Nightmare at 20000 feet (Terrore ad alta quota) vede protagonista un commesso viaggiatore con la paura del volo di nome John Valentine (straordinario Lithgow), sbirciando dall’oblò il nostro vede una misteriosa creatura che si diverte a sabotare uno dei motori dell’aereo, il problema è che lo vede solo lui e che gli sarà impossibile convincere gli altri passeggeri.
Finale beffardo con nuova comparsata per Dan Aycroyd stavolta nelle vesti di conducente di ambulanza.

(Voto: 7.5)

 

 

Ai confini della realtà viene oggi ricordato più che per il suo valore artistico per la grave tragedia che colpì la produzione e rientra in quel ristretto gruppo di opere considerate “maledette”.

Durante le riprese del primo episodio Time Out girato da Landis, l’attore Vic Morrow (padre di Jennifer J. Leigh) morì insieme a due bambini Vietnamiti a causa di un grave incidente, un elicottero militare precipitò da una altezza di dieci metri e si rovesciò su un lato decapitando Morrow e uccidendo le due giovanissime comparse, John Landis fu accusato di omicidio involontario insieme al pilota dell’elicottero ma l’inchiesta giudiziaria non ebbe poi un seguito rilevante.

A parte questa tragica vicenda il film è abbastanza ordinario ma godibile, ripropone gli schemi classici della serie tv cercando di sfruttare al meglio i nomi importanti che può vantare in regia, ci riesce in gran parte e forse l'unico che marcia con il freno a mano tirato è Spielberg, gli altri secondo me fanno un lavoro più che dignitoso con menzione speciale per Dante e per Miller.

Voto: 7

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Ultimi commenti

  1. ezio
    di ezio

    prima o poi ci saresti arrivato a postarlo....ne avevi accennato precedentemente...insomma godibile ,grazie.....

    1. munnyedwards
      di munnyedwards

      Si, ne parlavo ieri con Maurizio in relazione a L'ululato, sono in pieno revival anni '80 LOL

    2. ezio
      di ezio

      munny,me lo sto procurando....grazie

    3. munnyedwards
      di munnyedwards

      Bene, poi mi dici :)

  2. DjangoFreeman
    di DjangoFreeman

    Sinceramente mi ricordo solo il film di Miller, davvero divertente e con una storia interessante. Tra l'altro mi ricordo che c'era un episodio dei Simpson(uno di quelli de La Paura fa novanta)che è una parodia davvero divertente di questo film con Bart protagonista che vede nel bus i gremlins che vogliono sabotare il veicolo.Comunque,bella recensione :) Ciao!

  3. munnyedwards
    di munnyedwards

    Si è vero, ricordo anch'io la paradia dei Simpson...quello di Miller in effetti è il migliore come ritmo, poi Lithgow allucinato è veramente uno spasso.
    La serie tv era tutta un altra cosa, io posseggo i cofanetti delle cinque stagioni, alcuni episodi sono dei veri capolavori, tra l'altro pensandoci bene visto che 3 episodi su quattro sono remake potevano scegliere pure meglio.
    Cmq...film godibile e divertente :)
    Un saluto Django!

  4. champagne1
    di champagne1

    quanti ricordi mi hai fatto venire in mente... grazie!

    1. munnyedwards
      di munnyedwards

      Eh si, chi piu chi meno quelli di una certa generazione ci sono cresciuti con questi film :)
      Ciao

    2. claudio1959
      di claudio1959

      Meglio la recensione di un film inevitabilmente non riuscito capita

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