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Roma

Regia di Federico Fellini vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Roma

di GIMON 82
8 stelle

A dodici anni dalla "Dolce vita" e prima di "Amarcord" Fellini ritorna alla dietrologia del "filo della memoria" esplorando l'universo misterioso,affascinante e macabro , ventre pulsante della citta' eterna: Roma, il film nasce da un adattamento intitolato "Moraldo in citta'" prosieguo delle vicende del "Vitellone"  nella citta' capitolina,tale soggetto fu poi spunto della "Dolce vita" con Moraldo che divento' Marcello.Questo film rievoca episodi del Fellini "giovane" alle prese con l'universo romano,ma tutto è solo lo spunto per raccontare le immagini di "Roma", in uno snodo periodico di 40 anni,dal fascismo alla contestazione giovanile.Il maestro ci offre uno spaccato sospeso tra l'onirico e il grottesco della citta' che lo ha adottato,per poi farne un "figlio prediletto",Federico e Roma: un "rapporto" controverso e tormentato,un amore viscerale atipico, quello tra una "grande madre" e il proprio figlio,il ventre di Roma ti accudisce,ti ama,ti "odia" e ti insegna la vita , il regista sapendo cio',scardina le metafore campaniliste e si affida all'estro e al "cuore".Ne esce un film un po disarticolato nella struttura,con qualche "pecca" nel concatenare gli eventi,tutto è frammentario ma alquanto trascurabile,vedere Roma (il film) è immergersi in abissi vitali con un contraltare funereo,parte del dna di ogni romano,il romano "Felliniano" è dipinto nella vis-grottesca denotabile nelle bucoliche trattorie,nei bordelli con le "puttanone" mostruose e nello squallore dei teatrini di borgata,il passato romano è questo,il presente è nel traffico moderno.Tutto fa parte di un gigantesco carnevalone,(a cui partecipiamo tutti)...visibile solo nelle citta' millenarie.Analogicamente mi viene in mente "L'oro di Napoli" (1954) di De Sica, il grande Vittorio ritraeva in quel caso l'universo partenopeo,come tematiche ci siamo,ma il film "De sichiano" sfocia nel (neo)realismo puro di matrice popolare,Fellini evita (in parte) le convergenze del tradizionalismo e si affida al suo genio visivo,rendendo ogni gusto tetro,magico, dal sapore "Kafkiano" con passaggi di puro metacinema.La Roma felliniana è come il borgo di "Amarcord" un limbo sospeso nel sogno,visibile agli occhi come un caleidoscopio in movimento,gli occhi che assistono allo spettacolo sono nostri e di Federico che osserva "Roma" come un bimbo o giovane sognatore:con curiosita',purezza e fantasia,rendendo il cupo libero da velleita' funeste, donandogli un paradossale aspetto "vitale"......, Federico non dimentica di inserire tra gli "ingredienti" principali il sarcasmo e il grottesco che rendono la sua "Roma" un universo completo:mistico e trasognante.....

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