Regia di Gianni Amico vedi scheda film
Una famiglia brasiliana composta da padre, madre e due figli piccoli si sposta dal povero nordest del Paese, dove si fa la fame, alla metropoli meridionale di San Paolo, dove impera il capitalismo.
A quanto è dato sapere questa pellicola è la prima mai prodotta dalla Rai esplicitamente per il cinema; se già può sembrare un paradosso che un ente governativo si impegni in un'opera così apertamente politicizzata, ci si ricordi che per di più siamo in Italia: e infatti Tropici non risulta essere mai stato distribuito nelle sale. Tutto in regola, insomma, e pazienza (sarcasticamente parlando, si capisce) se a tutti gli effetti il film ancora oggi ha un valore documentario eccellente, a dispetto persino di quello concretamente narrativo, dei contenuti e della trama in sé, che non è poi così originale. Ma Tropici nasce con il doppio intento (neppure tanto mascherato) di raccontare, in parallelo alla storia di una famiglia povera brasiliana costretta a emigrare verso una grande città in cerca di lavoro, l'evoluzione del capitalismo nel terzo mondo – nel 1968 il Brasile lo era – e con essa in qualsiasi società, come un virus che ha colpito l'essere umano e lo ha sconvolto definitivamente. Sequenze documentarie vere e proprie completano la narrazione soffermandosi sul contesto socioculturale del racconto; il bianco e nero della fotografia di Giorgio Pelloni (anche sceneggiatore), per quanto ormai datato già all'epoca, è una soluzione efficace in queste circostanze; a indicare quanto ristretta fosse la troupe di Amico si segnala che del suono si occupano lo stesso regista e Francesco Tullio Altan (nuovo a questo tipo di ruolo); entrambi sono inoltre sceneggiatori: tutto fatto con mestiere artigianale e vera passione. 6/10.
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