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Marlowe, il poliziotto privato

Regia di Dick Richards vedi scheda film

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John_Nada1975

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Marlowe, il poliziotto privato

di John_Nada1975
8 stelle

Dick Richards è uno dei dimenticati del cinema americano settantiano, questa è una delle sue opere più mirabili, e in cui maggiormente è affinato il suo approccio di grande scrittura cinematografica decadentista e crepuscolare, già ampiamente mostrato all'epoca in "Fango, sudore, e polvere da sparo" e "Rafferty and the Gold Dust Twins" quindi perfettamente aderente alle  pagine letterarie chandleriane dell'originale "Addio, mia amata".

Mitchum considerava questo e poco meritoriamente verso la propria carriera, uno dei "cinque" film di cui poter conservare "un certo orgoglio", tra quelli interpretati. Un altro dei cinque titoli è dello stesso anno di questo, e singolarmente sia il personaggio di Mitchum che la stessa storia e tenore, sono di carattere malinconico-esistenzialistico, oltre che dai diversi punti in comune con il suo Philip Marlowe : Harry Kilmer nel capolavoro di Pollack, "Yakuza". 

Impagabile e fedelmente trasposto dalle pagine del libro, lo spirito libero e anticonformista per i tempi di oggi, politicamente scorretto come direbbero gli esegeti della paura dei bianconigli, nei confronti di omosessuali, lesbiche, ma soprattutto donne. Certe battute come quelle profferite sul "modo di pensare dei finocchi" dallo stesso Marlowe, e del "concorso di profumi" da parte di Harry Dean Stanton/Detective Billy Rolfe, lo sgradevole e ottuso poliziotto dell'L.A P.D. all'allontanarsi del personaggio di John O'Leary/Lindsay Marriott, oggi sono lì a ricordarci se non ancora cancellate da qualche "wokista" digitale per nuove edizioni, la libertà del parlare di ogni cosa in maniera anche ridanciana e piratesca in quei tempi luminosi e non di brume, senza la tremebonda e ridicola aura di sussiego dell'oggi.

Fantastica in tal senso la grandiosa sequenza del pugno in bocca dato con nonchalance da Marlowe e a fargliela sanguinare dopo gli schiaffi da lei ricevuti, alla laida cicciona saffica e tenutaria di un bordello di gran lusso e gran dame giovani bellissime baldracche, impersonata da una strepitosa Kate Murtaugh grossa e femminile quale una lanciatrice di martello.

Come si conviene in questo classico del noir, tutte negative o molto negative come il personaggio diabolico e senza il minimo scrupolo nè moralità,  della terribile "Femme fatale" Helen Grayle/Velma interpretata da Charlotte Rampling.

Eccellente il cast fino all'ultimo caratterista, con menzione d'onore per un altro volto in ideale "trait-d'union" con il genere noir della stagione d'oro dei '40 e dei '50 John Ireland, l'integro tenente Nulty della squadra omicidi, unico vero amico di Marlowe e suo aiuto nel momento del bisogno, assieme al fido Georgie, il giornalaio interpretato dall'ex pugile professionista Jimmy Archer.

Ma sarebbero tutti da nominare e fino all'ultimo nome a cominciare da un giovane e silente Sylvester Stallone, fino a Joe Spinell, Harry Caesar, Anthony Zerbe sempre eccellente cattivo, Burton Gilliam, e come dimenticare certo Jack O'Halloran nel ruolo del gangster innamorato a dispetto di ogni plausibile logica ed evidenza della letale Velma, Moose Malloy.

Sensazionale la fotografia di John A. Alonzo, limacciosa e liquida nelle numerose sequenze notturne illuminate dalle luci al neon, con grande ricostruzione d'epoca minuziosa e all'ultimo dettaglio della Los Angeles del 1941(nel giugno dell'invasione tedesca dell'Unione Sovietica "Operazione Barbarossa"), opera di ben tre grandissimi della scenografia come Dean Tavoularis, Angelo P. Graham, George R. Nelson.

 

John Nada

 

 

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