Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
Jerome sta per sposarsi con Lucinda (che non vedremo mai se non in foto) e passa il suo ultimo mese da celibe in riva ad un lago, dove a modo di confrontarsi con tre ragazze. Quella caratterizzata meglio è Laura, forse uno dei personaggi "giovani" che più mi hanno convinto della filmografia di Rohmer: arguta ma non intellettualoide, spensierata ma non frivola, con vari tratti caratteristici di quell'età che non scadono mai nello stereotipo. Con lei il protagonista si trova quasi sull'orlo di concludere, finché il gioco non finisce ("Vorrei essere innamorata d'avvero, innamorata di un ragazzo che mi ami e che amo") e che si porta dietro vari cenni freudiani ("Un ragazzo della mia età non mi da sicurezza. Sto bene solo con uno che potrebbe essermi padre. Sarà carenza d'affetto paterno... In un uomo di una certa età ci ritrovo un po' di mio padre. Vorrei sapere quello che fa, esprimermi sulle sue cose... Starei sempre vicina a lui, come la sua bambina"). Le altre due invece sono concettualmente più interessanti: Aurora è un po' il motore che fa partire l'interesse di Jerome, quella con cui c'è più complicità (che sembra non trapassare mai in attrazione vera e propria) e che finisce con l'assumere quasi il ruolo dello stesso regista ("Si possono scrivere buone storie anche con personaggi insignificanti. E comunque non mi ispiro mai a cose presenti.""Io sono sempre assente.""Non mi hai mai ispirata comunque. Se andassi a letto con una scolaretta la vigilia del tuo matrimonio non sarebbe lo stesso un buon soggetto.""E se non ci andassi?""La storia ne guadagnerebbe perché non c'è bisogno che accadano cose, c'è già il soggetto, c'è sempre un soggetto. Se si dovesse svilupparli tutti non si finirebbe più."); Claire, che non considera per niente il protagonista, è ridotta ai minimi termini per creare una pura riflessione sull'attrazione ("Ogni donna ha un suo punto vulnerabile. Per alcune è la base del collo, la vita, le mani... Per Claire in quella posizione, in quella luce, era il ginocchio. Era il polo magnetico del mio desiderio, il punto preciso in cui se avessi potuto soddisfarlo, soddisfare il mio desiderio, avrei messo la mano. Proprio lì dove il suo ragazzo aveva messo la sua con tutta innocenza, stupidamente." riuscirà a farlo prima grazie ad Aurora e poi approfittando di un momento di debolezza della ragazza) e sulle illusioni che questa porta con sé (Jerome è convinto di averle aperto gli occhi, ma alla fine vediamo lei di nuovo col suo ragazzo). Le scelte etiche del protagonista sono qui derminate più dagli eventi esterni e ad emergere maggiormente è la falsa impressione di poter influenzare gli altri.
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