Regia di Paolo Franchi vedi scheda film
Da quando il padre Manfredi (Brogi) - un famoso architetto con residenza a Torino - è rimasto vedovo, Francesca (Devos), unica figlia dell'anziano uomo, fa comparsate sempre più sporadiche nel capoluogo piemontese, giacché da tempo vive in Francia con una figlia adolescente e un marito più anziano di lei, ma assai protettivo e molto ricco (Girardot). In una di queste rare occasioni conosce Massimo (interpretato da Fabrizio Gufuni, che porta lo stesso nome di fantasia scelto per La spettatrice), delfino di Manfredi, il quale sta ristrutturando una casa faraonica per due facoltosi clienti. Spinta dal padre, Francesca - che aveva abbandonato la carriera come architetto - si affianca a Massimo. Quest'ultimo dapprima è diffidente, ma poi entra in sintonia con Francesca, fino a quando - in zona Cesarini - non scatta la scintilla.
Dopo l'inguardabile E la chiamano estate, che gli è costato un prolungato ostracismo da produttori ed esercenti, Paolo Franchi porta sul grande schermo un melodramma che è il nipote di Breve incontro e una prova in sedicesimi de I ponti di Madison County. La storia di amore fugace tra due persone con molti pieni (la realizzazione professionale per lui, quella finanziaria per lei) e altrettanti vuoti (lei è la classica casalinga disperata, lui non riesce ad abitare stabilmente alcun rapporto con l'altro sesso) è ritratta sullo sfondo di un'atmosfera sospesa e palpitante con echi di Antonioni, in ambientazioni elegantissime (il cinema di Franchi non si discosta mai da una collocazione sociale altolocata dei suoi personaggi) che sono innanzitutto avamposti emotivi e con personaggi di secondo piano tutt'altro che monodimensionali. Gifuni sfodera charme e mezzitoni con enorme maestria, mentre la Devos rende persino tangibile il marasma interiore che sta vivendo il suo personaggio.
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