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Dunkirk

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Dunkirk

di barabbovich
9 stelle

"Cosa vede?", domanda un gallonato militare della Marina Militare britannica al generale (Branagh) che sta scrutando l'orizzonte. "La patria", è la risposta di quest'ultimo. È in questo scambio che si condensa il decimo, sontuoso film di Christopher Nolan. Siamo a Dunquerque (inglesizzato in Dunkirk per l'occasione), nell'estremo nord della Francia. È il 1940 e gli eserciti inglese e francese stanno per capitolare, messi all'angolo dai feroci attacchi degli Stukas tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma "la patria" in arrivo, avvistata dal generale, altro non sono che le imbarcazioni private di migliaia di cittadini britannici, salpati dalle coste di Dover e dintorni per andare a salvare quei ragazzi che stanno combattendo una guerra assurda fuori dai confini nazionali. Tra inglesi e francesi, ne salveranno più di 300mila.
Nolan, che ha anche scritto il copione, si conferma uno dei maggiori talenti cinematografici al mondo. Con Dunkirk firma il suo primo film di guerra, sviluppandolo secondo tre spunti narrativi e temporali a cui corrispondono altrettanti personaggi. Una settimana a terra, vista con gli occhi di un giovanissimo barelliere britannico (Whitehead); un giorno per mare, in un'avventura che sembrava impossibile a bordo di uno yacht guidato da un uomo anziano (Rylance) con molti sensi di colpa rispetto a chi sta combattendo in nome del Regno Unito e, infine, un'ora in cielo, a bordo di uno Spitfire guidato da un Tom Hardy che per quasi tutto il film recita soltanto con gli occhi - la maschera da aviatore perennemente incollata davanti alla bocca - proprio come gli era capitato ne Il cavaliere oscuro, chiuso nell'abitacolo dell'areo da combattimento, in analogia con lo spazio ridottissimo che aveva in Locke.
Pochissime parole, moltissima azione, la musica imprescindibile e rumoristica di Hnas Zimmer, la tensione costante, i grandiosi movimenti di macchina in campo lunghissimo alternate a scene claustrofobiche all'interno delle imbarcazioni fanno precipitare lo spettatore nel pieno del caos della guerra, come era riuscito a fare finora soltanto Salvate il soldato Ryan, ma protraendo l'impatto sensoriale per l'intero film. Un'esperienza immersiva totalizzante con la quale, ancora una volta (come in Memento, Inception e Interstellar), Nolan torna a decostruire spazio e tempo, fino a fare di Dunkirk uno dei film bellici destinati a rimanere - con Stalag 17, Orizzonti di gloria, Apocalypse now, Full metal jacket, The hurt locker e American sniper - per sempre nella storia del cinema.

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