Regia di Cosimo Gomez vedi scheda film
Gioca con il disgusto / ma il senso è giusto. Su è giù è molto bello E' il mulinello! (libero adattamento)
Periferia di Roma. Una banda composta da un mendicante senza gambe soprannominato il Papero e la bellissima moglie senza braccia detta la Ballerina; l’amico tossico rasta detto il Merda; un nano rapper scassinatore il cui nome d’arte è Plissé (con tanto di canzone dal testo esplicito - il mulinello! - e twerking coatto casareccio) , mette a segno una rapina ripulendo la cassetta di sicurezza di un potente boss mafioso cinese. Dopo il colpo, i componenti della banda si tradiscono a vicenda per ottenere l’intero bottino in una girandola di vendette, omicidi e tradimenti.
L’esordio alla regia di Cosimo Gomez è un inno al divertimento grasso e politicamente scorretto che pesca a piene mani nella tradizione grottesca della commedia demenziale americana, ibridata con la commedia nera à la Alex de la Iglesia e una sana violenza pulp. Non è un genere cinematografico che appartiene alla tradizione italiana, questo Brutti e cattivi che allude nel titolo a quel Brutti sporchi e cattivi di Ettore Scola più calibrato sul dramma sociale dei reietti delle baraccopoli capitoline, seppur mantenendo una verve grottesca e acida tipica della commedia all’italiana. Brutti e cattivi non ha mire di denuncia sociale, piuttosto ha dalla sua l’appropriarsi di un linguaggio visivo altrui per aggiornarlo alle condizioni della nostra realtà. Esperimento che ha prodotto quel piccolo capolavoro de Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti e con il quale il film di Gomez condivide il protagonista, Claudio Santamaria e l’ambientazione della periferia dismessa romana.
La storia dei freak romani che sognano di arricchirsi con una rapina ed elevare la loro misera vita di handicappati emarginati dal mondo dei “normali”, scivola agile sulla tematica sociale come corollario di una debordante messe di trovate grottesche politicamente scorrette. Il merito del regista è di lavorare sulla percezione dell’infermità, rimuovendo chirurgicamente la naturale predisposizione alla commiserazione e del buonismo ipocrita. I personaggi di Cosimo Gomez non si sentono per niente inferiori, non lo sono affatto e se ne approfittano sfruttando proprio il senso di colpa che suscitano, come spudorato ricatto verso la conclamata superiorità dei “normali” ed ottenere quello che vogliono.
Un’aridità d’animo che riprende per assonanza gli scheletri dismessi dei palazzi della periferia romana, abbozzi di bellezza solo immaginata e travolta dalla realtà dell’incuria e della desolazione. In questi ambienti fantasmatici, impersonali, i cattivi disabili trovano una loro dimensione criminale che li eleva dall’invisibilità. Momenti cult: la fuga in mini quad del nano Plissè vestito da Freddy Krueger e la festa di Halloween con gli handicappati vestiti da mostri, quasi a ribadire con orgoglio l’appartenenza ad un “genere” che alberga negli occhi degli altri.
Visivamente molto bello, distorto continuamente da riprese in grandangolo, sorretto da battute e dialoghi serrati in romanesco borgataro stretto, Brutti e cattivi riesce a rendersi credibile, piacevolmente sgradevole e coerente fino alla fine. Il ritmo rallenta solo un po’ nella parte centrale della storia, quando la vicenda deve spiegare i fatti abbracciando la narrazione delle spy story, ma poi riprende allegramente a demolire i cliché per arrivare sano e salvo (si fa per dire) alla conclusione.
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