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Tito e gli alieni

Regia di Paola Randi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tito e gli alieni

di axe
5 stelle

Il "Professore" è un astronomo che ha scelto di vivere isolato nel deserto del Nevada, non lontano dalla famigerata Area 51. E' impegnato in un'attività di ricerca finanziata dal governo U.S.A., consistente nella ricerca e decodifica di onde radio che giungono sulla terra dallo spazio profondo, volta a dimostrare l'esistenza di vita extraterrestre. Ma il "Professore" ha un secondo fine : spera di poter utilizzare la macchina costruita allo scopo, un computer senziente di nome Linda, per poter tornare a comunicare con la moglie, morta da anni, ed alla quale si sente legato come se ella fosse viva. La sua routine è interrotta dall'arrivo dei nipoti, Anita e Tito, due ragazzi rimasti da poco orfani. La necessità di seguire i due giovani constringe il "Professore" ad aprirsi al quel mondo esterno che egli aveva chiuso fuori dal suo cuore e dalla sua mente; non perde di vista il suo progetto, ma "scopre" l'esistenza di Stella, una giovane donna che a sua volta si prende cura di lui. Proprio quando, a causa della scarsità di risultati, il suo progetto sta per essere chiuso, grazie alle istintive azioni del giovane Tito - che vorrebbe ... parlare con il padre - si verifica un evento imprevisto e prodigioso, in grado di aprire nuove prospettive per ciascuna delle persone cui vi assiste. Film di ambientazione fantascientifica, contiene elementi propri dei generi commedia, dramma, sentimentale; impossibile classificarlo con precisione. Elemento comune ai personaggi principali, è la mancanza di qualcuno. Il protagonista soffre per la morte della moglie, i due ragazzi per la recente perdita del padre, di molto successiva a quella della madre. Ognuno vive in sospensione; ha difficoltà nel metabolizzare la perdita. Il "Professore" non si arrende; convinto di aver captato dallo spazio un segnale che ritiene essere stato inviato dalla moglie, contina a cercare quel messaggio, dedicando a ciò il suo tempo e le sue capacità, senza alcun successo, fino al casuale intervento di Tito, un bambino ancora incapace, forse per la giovane età, di ben comprendere il concetto di morte. Tito riesce a trovare la "chiave" per parlare con chi non c'è più e genera l'evento che consente, sia pur per pochi istanti, nonostante l'incredulità di Anita e l'opposizione di un ottuso ufficiale dell'esercito, la comunicazione. Sogno, realtà, manifestazione di presenza aliena o sovrannaturale, non è dato comprenderlo, e neppure interessa. Il fugace incontro apre il cuore dei presenti e spinge i protagonisti ad "interiorizzare" il rapporto con chi non è più fisicamente con loro, lasciando intendere che essi sono presenti su un altro piano dell'esistenza. L'epilogo li vede approcciarsi con rinnovata serenità alle cose della vita. La storia è molto toccante, l'idea di fondo è buona; non ho però apprezzato la messa in scena. Valerio Mastandrea, nelle vesti del "Professore" sembra quasi catatonico, incapace di agire. Si percepisce del suo personaggio, l'abbattimento, la confusione, l'essere disabituato al rapporto con il prossimo, non l'ostinazione o la genialità. Anita E Tito sono ragazzi dall'accento partenopeo, la loro espressività appare un po' fuori luogo, pur senza apparire macchiette. Buona parte dei dialoghi sono in inglese, comunque comprensibile grazie ai sottotitoli; li ho trovati molto semplicistici. Di maggior valore le ambientazioni, che mostrano, senza pretesa di verosimiglianza, la vita ai margini dell'Area 51. Tutto si muove in virtù di una "presenza aliena" evocata (sperata, temuta) dall'uomo, entro piccoli insediamenti ai margini del deserto, abitati da personaggi quanto meno singolari. Il ritmo è lento; complice anche la breve durata, non accade molto. Ho avuto l'impressione che il film ruoti intorno alla magistrale scena dell'"epifania"; tutto sia costruito in virtù di quell'unica sequenza risolutiva. Questa "via italiana alla fantascienza" va percorsa con il cuore, non con la mente. Io ho lasciato più spazio a quest'ultima, rilevando le suddette mancanze; è un peccato, un miglior bilanciamento nel ritmo, dialoghi più curati, una trama più densa, avrebbero aiutato. Non metto in dubbio, tuttavia, che l'opera possa avere, in virtù delle tematiche, del messaggio trasmesso e del singolare epilogo, qualcuno che l'apprezzi più di me.

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