Regia di Antonio Margheriti vedi scheda film
La differenza fra I predatori dell'arca perduta (Steven Spielberg, 1981) e questo I cacciatori del cobra d'oro? Tutto. Sostanzialmente, solo il titolo del film di Margheriti/Anthony Dawson si rifà esplicitamente al lavoro americano dell'anno precedente, dal quale mutua sì lo spunto di base per la storia, ma che - per evidenti limiti tecnici e di mezzi - non riesce neppure a scimmiottare lontanamente. Non c'è Harrison Ford qui: c'è gente del calibro di David Warbeck, Almanta Suska, Domiziano Arcangeli e anche dei lievemente più noti Luciano Pigozzi (alias Alan Collins) e John Steiner, tutti frequentatori della serie Z del cinema nostrano; già dai nomi si può intuire i bassi standard con cui ci si ritrova a che fare. La sceneggiatura è opera di Tito Carpi e di Gianfranco Couyoumdjian (che è impegnato anche in veste di produttore): come detto, tutt'altro che un parto letterario di grande originalità e piuttosto un rimescolare di banalità e luoghi comuni da film d'avventura nella giungla; forse l'unica cosa realizzata dignitosamente è la colonna sonora di Carlo Savina (ricordando che dignitosamente è comunque parecchio lontano da egregiamente o mirabilmente). Il peggio di tutto è che in certi momenti il ritmo rallenta paurosamente e la trama si fa confusa, generando sbadigli che poco si addicono a un presupposto film d'azione. 2/10.
Due soldati ritornano nelle Filippine a dieci anni dalla fine della guerra per recuperare un idolo sacro dai poteri magici che, durante i combattimenti, perdettero.
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