Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Un ragazzo lombardo entra definitivamente nel mondo degli adulti ottenendo il famigerato lavoro a tempo indeterminato. Opera lucida e claustrofobica, che mostra nei dettagli i passaggi che portano dalla gioventù ad una routine prigioniera che sarà di compagnia fino alla vecchiaia: il tesissimo test d'ammissione (che fa calare la mannaia su tutti quelli che sperano di accedere alla gabbia dorata), la visita medica simile a quella di un campo di sterminio, l'ingresso in un ruolo di second'ordine ed infine l'ottenimento della postazione da impiegato. Due i momenti più significativi: l'orrorifico Capodanno passato in compagnia di una coppia di anziani e di una bottiglia di spumante a basso costo, in cui il protagonista comprende come in realtà la ragazza che lo aveva invitato se ne freghi di lui (dunque è davvero solo nell'affrontare il nuovo impiego ed in generale il peso della quotidianità) ed il finale, con quel macabro scalare di posizione destinato a ripetersi chissà quante volte, finché non giungerà anche il proprio turno di andare in pensione (o tirare le cuoia) senza che nessuno se ne accorga, dopo una vita anonima trascorsa come pezzo di un puzzle intangibile. Forse avrei evitato la pur breve parentesi in cui l'attenzione si stacca dal personaggio principale per interessarsi al resto dell'ufficio, per il resto si tratta di un'analisi magnifica, forse meno incline ad imprimersi nell'immaginario collettivo rispetto ad altri film con tematiche simili come Fantozzi (che de Il posto potrebbe quasi costituire una parodia), ma che ancora oggi risulta essere spaventosamente esatta.
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