Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Avvolta nella nebbiosa provincia di Milano, come qualcuno ha scritto Olmi descrive il boom economico a partire dalle cascine "dove le stalle diventano garage e al posto degli animali ci sono le 600". Ma il film non è assolutamente solo questo, Olmi non ha velleità di criticare il mondo che si sta avvicinando sempre più alla società dei consumi, ha invece uno sguardo più maliconico (ed in parte grottesco) nella rappresentazione della grande azienda e dei suoi piccoli protagonisti. La rappresentazione del posto di lavoro sembrerebbe quasi anticipare una sorta di Megaditta fantozziana con dirigenti austeri (il colloquio con l'ingegnere che nemmeno alza il volto dalla scrivania), colleghi più o meno burloni (gli scherzi che vengono perpetrati nei confronti dell'impiegato occhialuto che poi morirà), i facchini furbacchioni, a cui si alternano le piccole tragedie di ciascuno (l'impiegato miope con la passione per la scrittura, costantemente ripreso dalla proprietaria di casa perchè utilizza qualche ora in più di corrente elettrica per scrivere e soprattutto la vicenda dell'impiegata il cui figlio spende tutto ciò che lei guadagna, umiliandola davanti a vicini e colleghi).
Sfiorando queste vicende Olmi racconta una storia di iniziazione su due fronti: quello lavorativo, senza entusiasmi (sebbene la madre del protagonista gli ricordi all'inizio "ci sono persone che si bacerebbero i gomiti per trovare un posto così"), in un concorso con le storture italiane (i raccomandati, gli ansiosi, i perdenti), l'altro fronte è quello dell'adolescenza, con questo invaghimento da parte di Domenico nei confronti della giovane Antonietta, molto più sveglia e anche lei agli inizi in quel contesto. Un invaghimento però difficile, in quanto i due si troveranno in reparti e sedi differenti. Difficile non impersonificarsi nel protagonista: con i suoi silenzi, i suoi imbarazzi, le sue gaffes è un bellissimo ritratto dell'individuo che entra in un mondo a lui sconosciuto, seguendo i dettami tipici della sua generazione. Sebbene oggi farebbero storcere il naso a qualcuno è difficile non trovare le sue riflessioni aderenti a quelle più diffuse tra le generazioni della piccola borghesia dell'epoca: Domenico e Antonietta riflettono su quanto potrebbe ammontare il loro primo stipendio, ma del resto si sa...in queste aziende gli stipendi non sono alti ma "è un posto sicuro per tutta la vita", così come Antonietta è già proiettata all'idea che presto o tardi si sarebbe sposata, e con questo avrebbe abbandonato il lavoro.
Particolarmente sofferente la sequenza della festa di capodanno, con l'imbarazzo di Domenico del trovarsi solo in uno squallido ambiente, dove puntualmente tutte le aspettative sono state disattese.
In tutto questo si ha una reale rappresentazione della città di Milano, che vediamo invasa di auto, di vetrine di negozi, dai lavori della metropolitana.
A differenza della versione che possiedo in Dvd, ne ho visto passare un'altra in tv, che conserva una manciata di minuti in cui Domenico vince un pesce rosso ad un luna park, che poi regalerà ad un collega dopo che questi aveva insistito per averlo.
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