Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Sembra la versione triste di Fantozzi, e infatti penso che Villaggio gli abbia rubato qualcosa (es. l’agghiacciante sequenza del veglione di Capodanno aziendale). Un ragazzo e una ragazza si conoscono a un colloquio lavorativo, simpatizzano reciprocamente (più lui che lei) ma, una volta assunti, sono assegnati a reparti diversi e si perdono di vista. Lui viene provvisoriamente messo a fare l’usciere; e quando, nella scena finale, si libera una scrivania per la morte dell’impiegato che la occupava (di cui viene messo via fra gli “oggetti personali” il dattiloscritto del romanzo che stava scrivendo: una vita mandata al macero...), si scatena una lotta per l’occupazione del posto. Uno dei contendenti precisa che lui sta da 30 anni nella scrivania dell’ultima fila, con la lampada mal funzionante: in quel momento il protagonista vede sé stesso come sarà 30 anni dopo. Oggi le giovani generazioni sono afflitte dalla piaga del precariato, ma anche quelle precedenti avevano poco da stare allegre.
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