Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
“Per la gente che vive nelle cittadine e nei paesi della Lombardia, Milano significa soprattutto il posto di lavoro”. Introdotto da questo cartello esplicativo, Ermanno Olmi affronta con rara delicatezza una storia esemplare su cosa significhi per un giovane ragazzo del proletariato la città e il lavoro. E tutto lo rappresenta con un piglio quasi documentaristico (ha sempre detto che il suo primo amore è stato il documentario), che conferisce al racconto quel giusto tono di “scientificità” razionale e realistica. Accanto al verismo dell’opera, c’è l’indagine psicologica sulle emozioni e turbamenti del giovane, innamoratosi di una ragazza che viene anche lei assunta allo stesso posto di lavoro: dopotutto, può essere espresso come un racconto di formazione, che Olmi riesce a costruire basandosi su ciò che ha visto e ha provato di fronte a certi personaggi provenienti dalla vita vissuta. Di un garbo destabilizzante nella sua innata gentilezza, segno di una certa sensibilità olmiana che poi sarebbe esplosa anni dopo, questa storia sentimentale ed umana, non drammatica perché tutto sommato rivolta ad un orizzonte di speranzoso ottimismo – nonostante le angosce amorosi producano non più di una sofferenza e di un’incompresione, è capace di avvincere senza esagerare, plasmando la giusta atmosfera emozionale, a tratti straniante nel già brulicante e forsennato universo milanese.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta