Regia di Mario Siciliano vedi scheda film
Lo spaghetti western aveva solamente 4 anni di vita (nasceva infatti ufficialmente nel 1964), ma già poteva vantare una lista di titoli pressochè infinita, tanto immediato fu il successo ricevuto. Per cominciare a differenziarsi un po', quindi, dagli innumerevoli prodotti e prodottini (e sottoprodotti, in larga parte) affiliati al genere, alcuni registi sperimentarono come additivo speciale la violenza; anche questo I vigliacchi non pregano è un tentativo di svecchiare il filone del western all'italiana proponendo una trama più cruda e sanguinaria della media. Frutto della più classica (a quei tempi) collaborazione produttiva fra Italia e Spagna, il film viene scritto dal regista e da due esperte penne come quelle di Ernesto Gastaldi e di Eduardo Brochero; Siciliano, mestierante dedito a lavori di serie B, qui si firma con lo pseudonimo di Marlon Sirko. Accanto al funzionante protagonista Gianni Garko troviamo altri nomi e volti di sufficiente-discreto calibro come Elisa Montes, Ivan Rassimov (accreditato come Sean Todd) e Luciano Pigozzi (Alan Collins nei titoli). Non male le musiche di Manuel Parada, ritmo dignitoso, intreccio prevedibile con colpo di scena (anch'esso non esageratamente originale) finale e palese neo nella durata che sconfina oltre i cento minuti. Interessante però constatare come sia - forse per la prima volta in assoluto nel nostro cinema - messa in discussione l'idea della giustizia privata, al di là della legge, che tanti spaghetti western aveva già animato e che farà la voce grossa nella successiva decade grazie al poliziesco/poliziottesco. 3/10.
Un soldatino torna dalla guerra di secessione e trova la moglie morta, dopo essere stata violentata. Comincia per lui una scia di sanguinosa vendetta, nella quale viene dapprima assecondato e poi combattuto da un amico diventato nel frattempo sceriffo.
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