Regia di Mike Newell vedi scheda film
Paradigma della commedia britannica contemporanea, compendio di cinquant’anni di cinematografia brillante anglosassone e al contempo fonte inesauribile (leggi: copiatissima) sia nel vecchio continente che oltreoceano, nonché spartiacque nella tradizione del genere, fu non soltanto un imprevedibile successo planetario molto premiato e un trampolino di lancio per i suoi interpreti, ma soprattutto un film classico ed insieme moderno, vivacissimo, grazie alla scattante sceneggiatura di Richard Curtis (i cui dialoghi e le cui situazioni si inseriscono di diritto nell’antologia della commedia), ma anche romantico (fece dello splendido Hugh Grant il divo più elegantemente scapigliato dei nostri tempi e dell’eccitante Andie MacDowell una luminosa meteora), organizzato in una struttura narrativa dinamica nella sua meccanica perfezione (coro di personaggi che ricorre nelle cinque celebrazioni messe in scena).
Il pezzo forte del film, come si è già accennato, è ovviamente lo script di Curtis, capace di rappresentare contemporaneamente la pigrizia irrequieta della sua generazione dolcemente immolata alla sovversione delle ritualità borghesi per cui gli inglesi vanno matti (ad esempio i discorsi dei testimoni degli sposi, brillanti o quasi squallidi, o le ipocrite malelingue che si scontrano ai banchetti di nozze) e di reinventare l’umorismo contaminandolo con il sarcasmo pungente e l’acume scatenato, ma principalmente di cercare una vena ironica per raccontare l’inadeguatezza in tutte le sue forme, umana o sentimentale (Grant che commette gaffes, l’irresistibile Rowan Atkinson come prete inesperto e teso, la mitica Faccia di chiulo bistrattata da chiunque e via discorrendo).
Nel nostro cuore, però, ci sono assolutamente una meravigliosa Kristin Scott Thomas nel ruolo di Fiona (eternamente innamorata, non corrisposta, di Grant, e perennemente alla finta ricerca di un compagno e di situazioni da commentare con distaccata ed arguta prontezza), e soprattutto la coppia omosessuale formata da Simon Callow e John Hannah, destinata a separarsi per sempre: la toccante orazione funebre di Hannah con una poesia di Wystan Hugh Auden è indimenticabile.
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