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La mia notte con Maud

Regia di Eric Rohmer vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La mia notte con Maud

di Peppe Comune
8 stelle

Jean-Louis (Jean-Louis Trintignant) ritorna dopo dodici anni di lavoro all'estero nella cittadina francese di Clermont-Ferrand. E' un cattolico praticante ed in chiesa conosce e rimane attratto da Francoise (Marie-Christine Barrault), una bella ragazza bionda che lui inizia a tenere d'occhio con crescente interesse. Per caso incontra Vidal (Antoine Vitez), un professore di filosofia d'impronta marxista suo vecchio compagno di studi col quale si intrattiene amichevolmente a parlare di massimi sistemi. E' la vigilia di natale, i due vanno alla messa di mezzanotte, poi a casa di Maud (Francoise Fabian), una donna divorziata che con Vidal ha un "affettuosa" amicizia. Parlano molto i tre, si fa tardi e mentre Vidal si ritira, Jean-Louis è costretto dalle inclementi condizioni metereologiche a pernottare a casa di Maud. E' l'occasione per conoscersi meglio, si fanno vicendevoli confidenze e anche se se tra i due non accade nulla di particolare, ne esce un rapporto di ambigua complicità emotiva.

La mia notte con Maud" (sarebbe meno maliziosamente "da Maud", ma vabbè) è il terzo racconto morale (quarto in ordine di realizzazione) di Eric Rohmer e in perfetto stile"rohmeriano" si regge sul poderoso fascino delle parole e sulla forza evocativa di sensazioni che rimangono sotto traccia. Si parla molto di Pascal, della sua teoria della scommessa e dell’ipotesi della speranza matematica che da essa deriva (basata sul rapporto tra probabilità e profitto) la quale prescrive che, al di la del calcolo delle probabilità che qualificano la frequenza con cui un certo evento possa verificarsi, conviene scommettere sempre su quello che verificandosi è capace di arrecare più soddisfazione. Questo aspetto conferisce al film un sapore "matematico", dove anche gli imprescrutabili percorsi del caso vengono sottoposti alla ferrea logica del ragionamento analitico. Jean-Louis si trova nella condizione di dover scegliere tra il seguire la strada tracciata dall'ordine morale in cui crede o lasciarsi trasportare dal fascino imprevedibile della sorpresa, seguire una condizione esistenziale più libertina come quella rappresentata da Maud. Quando lui la conosce, Francoise è solo la bella ragazza che lui vede quando va in chiesa, è l'idea della donna che dovrà necessariamente sposare. Maud è una cosa concreta ma lontana dal suo mondo, Francoise è ancora un ideale ma condivide la sua stessa fede religiosa. Così, tra la "vicinanza" di una chiara e vicendevole attrazione che, solo se uno avesse voluto, sarebbe potuta andare ben oltre delle confidenze e dei baci scambiati e la "lontananza di un amore in fieri, Jean-Louis sceglie di seguire con rigore le proprie convinzioni preferendo alla transitorietà di un rapporto a cielo aperto la sicurezza di un matrimonio sacralizzato dal suo universo cognitivo. Il caso però può giocare dei brutti scherzi e avvicinare cio che sembra apperentemente lontano, far toccare mondi diversissimi rendendoli partecipi delle medesime debolezze umane. E' in questo sottile gioco di sensazioni "fantasma" che risiede il grande fascino di questo film, che si insinuano tra i fiumi di parole, i giochi di sguardi e il rigore morale per andarsi a posizionare al centro di un finale che Eric Rohmer ci prepara con magnifica delicatezza di spirito. Maud confida a Jean-Louis che ha sofferto molto per il tradimento del suo ex marito con una ragazza cattolica. Jean-Louis dice a Francoise che ha avuto diverse relazioni e che la mattina in cui si sono definitivamente conosciuti veniva dall’aver trascorso la notte insiema ad una donna. Francoise confessa a Jean-Louis che per un certo periodo è stata l’amante di un uomo sposato.  Quando, dopo cincque anni dal loro ultimo incontro, Maud e Jean-Louis si incontrono in spiaggia e Maud e Francois rivelano di conoscersi già, tutto si chiarisce rispetto a questo inconsapevole “mènage à trois” tutto giocato sulla calcolata razionalità dei sentimenti, dove ognuno ha assunto l’attegiamento più in linea coi propri principi morali e tutti hanno inavvertitamente giocato un improba partita col caso. Maud se ne va, Francois ha la vergogna stampata in faccia, Jean-Louis capisce finalmente tutto e quando le dice che quella notte a casa di Maud è stata la sua ultima “scappatella”, il senso di colpa della moglie si alleggerisce notevolmente. Per una coppia di cattolici praticanti come loro è meglio sapere di aver peccato in due piuttosto che convivere col peso che l’altro ha saputo mostrare più rigore morale. La bugia di Jean-Louis fa si che si ricrei la serenità coniugale sulla base di un evenienza non soddisfatta, quella di una notte non consumata, dove all’attrazione per una donna reale si preferì la fedeltà per l’amore ideale.

 

 

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