Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
Il titolo italiano è leggermente più malizioso dell’originale (Ma nuit chez Maud: quindi “da, a casa di” Maud, non “con” Maud). Ma il conoscitore di Rohmer non si lascia ingannare e immagina facilmente in che modo il protagonista avrà trascorso questa notte con Maud: discutendo di Pascal e argomenti affini. Del resto lui è già innamorato di una biondina (Françoise) che ha visto una volta in chiesa e che ha deciso di sposare, pur non avendole ancora nemmeno rivolto la parola. Infatti finirà per sposarla, dopo un abbordaggio che già avrebbe dovuto disseminare alcuni germi di dubbio (“di solito non faccio così, è contro i miei principi” “è male venir meno ai propri principi” “lei non lo fa mai?” “sì, ma poi me ne pento”). E cinque anni dopo, quando si ritroveranno per la prima volta tutti e tre insieme (un giorno d’estate, mentre il resto del film si era svolto in inverno), l’intera vicenda diventerà chiara: il legame indiretto che univa Maud e Françoise, il perché degli imbarazzi di Françoise; ma apparirà preferibile rifugiarsi nella menzogna e far finta che nulla sia accaduto. Il migliore dei Racconti morali ex aequo con L’amore il pomeriggio, insieme a cui replica lo schema di tentazione > vittoriosa resistenza > autoriflessione che aveva fatto il suo ingresso nel cinema di Rohmer con La fornaia di Monceau. È un po’ verboso e intellettualista, ma sono difetti che in seguito il regista saprà almeno in parte superare.
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