Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
Uno dei titoli cardine della dorata stagione dei film di strada americani della "Nuova Hollywood" sorta proprio quell'anno con il successo strepitoso di "Easy Rider", ma anche di almeno altri due titoli un biennio prima che ne contenevano e precorrevano molto del suo spirito: "Gangster Story" del decano anagraficamente Arthur Penn, e "Un Uomo a nudo" di Frank Perry.
Proprio con quest'ultimo il film del giovane Coppola ha molti elementi in comune, oltre che una certa atmosfera, resa simile anche per la colonna sonora che ricorda molto quella di Marvin Hamlisch, e che benissimo ne incornicia la malinconia, il senso nostalgico del passato reso attraverso un inizio di pioggia forse autunnale nei bei titoli di testa, e una crepuscolare elegia in montaggio spezzettato di flashbacks, per i suoi personaggi falliti, giudicati e travolti dal successo passato e dalla decadenza attuale, dal cinismo e dalla interessata cattiveria delle persone, dalla distanza che separa "i sogni dalla realtà" cit. John Wintergreen/Robert Blake in "Electra Glide";insita nel racconto fatto dal cinema classico del "sogno americano", e che qui si incominciava a smitizzare e demolire.
Strano che di 18 recensioni nessuno lo abbia ravvisato per quanto concerneva questi paralleli, ma senza alcuna pretesa di sopravanzare gli altri ed essendo soltanto un contadino forbito, come il mio stimatissimo collega Pietro, non voglio fare anche io sforzi di letterarietà universitaria e psicanalisi varie dei personaggi che servono soprattutto a raccontare di chi scrive e delle sue accademie, o a cercare di scrivere su qualche rivista di sinistra del cinema; e invece provando qui a parlare solo dei film facendo modestamente notare che proprio con il "road movies" probabilmente più grande di tutti(mi riferisco al capolavoro indiscutibile di James William Guercio, di 4 anni più tardi), ci sono più di una coincidenza nel personaggio del poliziotto della stradale in motocicletta, Robert Duvall.
Quasi una versione "nemesi" più utilitaristica, smaliziata e cinica del troppo sensibile e "buono dentro", Wintergreen.
Come tutti questi personaggi schiacciato da fallimenti, anagrafe che avanza, un passato contenente qualcosa che forse pesa come un macigno sul presente.
Shirley Knight bravissima in un personaggio che non nasconde i suoi lati negativi di incostanza, forse incline alla facilità e alla leggerezza(il trovare da subito e nonostante non abbia fatto nulla nè si sia interessato di far riavere i 1000$ rubati al poveraccio Killgone/James Caan "interessante" l'uomo in nero della stradale, che di "interessante" non pare avere davvero granché se non di interessarsi lui a lei, come donna), incapacità ammessa di maturare come donna, già portatrice di un femminismo consapevole/inconsapevole che avanzava nelle storie e sceneggiatore di quel cinema americano.
I suoi dialoghi per telefono con il marito lasciato a New York sono un pò stolidi, legnosi e datati, non di certo come parlano le persone nella vita reale, ma effetto forse più che altro dell'adattamento dialoghi italiano del tempo, un pò anchilloso.
Eccellente comunque e come sempre, per quanto riguarda il reparto voci.
Finale tragico e di morte, come in quasi tutti i grandi film di strada, laddove il viaggio non arriverà più da nessuna parte, in una (im)possibile fuga cercando forse senza trovarla davvero, "la parte piu vera dell'America".
John Nada
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