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Caccia tragica

Regia di Giuseppe De Santis vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Caccia tragica

di axe
8 stelle

1945. La guerra in Italia si è appena conclusa, generando devastazioni materiali e morali; le persone di buona volontà si rimboccano le maniche e si mettono all'opera - è il caso dei contadini di una cooperativa, intenzionati a proteggere le loro terre dalle mire dei latifondisti - mentre altri scelgono di arricchire continuando ad utilizzare le armi. Un trio composto da Alberto, reduce di guerra, Daniela, dal passato di collaborazionista, un tedesco fuggito dal campo di prigionìa, sceglie di assaltare un autocarro sul quale è trasportato denaro necessario alla cooperativa. Durante il colpo muoiono due persone; Giovanna, passeggera, è rapita da Alberto, il quale la conosce, per proteggere la fuga del gruppo. Michele, marito di Giovanna ed altro passeggero del camion, è successivamente reticente nel fornire dichiarazioni, al fine di non mettere ancor più in pericolo la vita di Giovanna. Si scatena comunque una caccia all'uomo, che spinge infine i banditi all'interno di un edificio in precedenza adibito a comando tedesco. Qui si consuma tra loro l'ultimo confronto; per qualcuno c'è ancora speranza di redenzione. "Caccia Tragica", del 1947, diretto da Giuseppe De Santis su sceneggiatura, tra gli altri, di Michelangelo Antonioni, Cesare Zavattini, Carlo Lizzani, racconta l'Italia appena uscita dalla guerra. Le varie fasi della vicenda portano lo spettatore a conoscenza di situazioni sociali e personali molto complesse; spicca, per prima cosa, la differenza tra l'indole dei personaggi. I rapinatori non sono banditi di professione, bensì soggetti che la guerra ha indurito e gettato in stato di estrema prostrazione. Alberto è un reduce dalle illusioni distrutte che non vede altra possibilità di sopravvivere se non nell'azione criminale; Daniela, soprannominata Lili Marlene, ha collaborato con i tedeschi. Ciò le impedisce di rientrare nel consesso civile in via di consolidamento, rappresentato, nel racconto, da un popolo piegato, ma non abbattuto dalle difficoltà; deciso a riprendere la via del progresso tramite il lavoro. Michele e Giovanna sono rappresentanti di queste istanze. Fedeltà reciproca, spirito di sacrificio, fiducia, sono i principi che li illuminano e ne tengono alto il morale durante gli eventi. Il film ha un epilogo positivo; Daniela è vittima del suo stesso rancore; priva di speranze, ancora una volta delusa dalla vita, sceglie, di fatto, di porle termine. Ma ad Alberto è concessa un'ulteriore possibilità. Il popolo (e non i rappresentanti delle istituzioni) lo invitano, con un simbolico lancio di pietre e terra, ad allontanarsi dai luoghi dei misfatti, in direzione di un'altra località, ove cercano uomini di buona volontà per attività di ricostruzione. Nonostante la fine delle ostilità, tutto ancora ricorda i recenti combattimenti. Le campagne sono disseminate di mine; girano ancora armi in quantità; la nomenclatura dei luoghi reca le tracce dell'occupazione tedesca, da poco conclusasi; le persone vagano da un luogo all'altro con qualunque mezzo disponibile. Esiste, infine, il dramma dei reduci, sfiancati e delusi dagli anni di guerra e prigionìa, quasi un peso per la società in via di formazione. Eppure, è necessario reintegrarli e dar loro speranze per il futuro. Alberto e Daniela sono interpretati rispettivamente dal prolifico Andrea Checchi e l'attrice di padre norvegerse Vivi Gioi; amanti lunatici ed inclini al bisticcio, rappresentano una coppia di fatto, agli antipodi nella sua essenza rispetto quella di Giovanna e Michele (Carla Del Poggio, Massimo Girotti), unita dal vincolo del matrimonio, dalla fedeltà, dal sostegno reciproco, da una visione positiva del futuro. Il film è ambientato tra campagne pianeggianti e piccoli insediamenti, in un luogo che potrebbe esserre l'Emilia-Romagna. "Caccia Tragica" è un buon esempio di cinema neorealista. Non nega le immense difficoltà della collettività appena uscita dal conflitto, ma, al tempo stesso, ne elogia le qualità positive, attraverso le quali essa può emendarsi e migliorare, al fine di lasciar per sempre dietro di sè i mali del periodo bellico.

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