Regia di Marcello Avallone vedi scheda film
Un gruppo di ragazzi decide di fuggire dall’isola in cui vive; per capitanare la barca si aggiunge uno strano sconosciuto. In mare la tensione sfocia molto presto in concreta violenza.
Penultima regia di Marcello Avallone, ma ultima destinata al cinema (per quanto possa essere stata proiettata in giro), Last cut – Ultimo taglio è un’opera ormai ampiamente fuori tempo massimo che tenta di ripercorrere i fasti del nostro cinema di genere con 15-20 anni di ritardo. Coraggiosamente, certo, anche perché a quell’epoca d’oro Avallone aveva preso parte attivamente, cominciando a girare fin dalla fine degli anni Sessanta; ma nondimeno Last cut risulta una pellicola povera di mezzi e soprattutto di idee. Il peccato originale del lavoro è una certa indecisione nello stile: la prima metà è fitta di dialoghi e ambientata a terra, mentre la seconda è più improntata all’azione e girata su una barca nel mare; la base thriller della trama è contaminata da qualche vaga influenza sensuale che non sfocia mai in un dichiarato erotismo e, a conti fatti, la tensione latita fin troppo per le ambizioni di partenza. Il copione è firmato da Andrea Purgatori, già in passato collaboratore di Avallone e in quel periodo ormai lanciato verso una carriera di successo come sceneggiatore di film e soprattutto fiction televisive di impegno sociale; nel cast spiccano innanzitutto i nomi di Tomas Arana, Helmut Berger e John Savage, con ruoli di rilievo anche per Veronica Logan ed Erich Wildpret. Il dettaglio più sconcertante in assoluto, e rivelatore del progetto low budget dietro all’opera, è la fotografia perennemente buia a cura di Roberto Girometti: d’altronde, meno si vede e meno il film costa. 2,5/10.
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