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Vulnerabili

Regia di Gilles Bourdos vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Vulnerabili

di yume
8 stelle

Tutti principianti, in fatto di amore, direbbe Carver.

locandina

Vulnerabili (2017): locandina

Espèces menacées, la minaccia della specie. Titolo profetico in un film a Venezia Orizzonti nel 2017 e arrivato in sala solo nel 2020 per l’attacco del covid19 alla specie.

Ma, come spesso capita con le profezie, non sanno di esserlo.

L’attacco di cui si parla è della specie umana a sé stessa e così tiriamo fiato per lo scampato pericolo perché la storia dell’attacco è vecchia, anzi vecchissima, sono migliaia di anni che ci attacchiamo, funzioniamo meglio del virus, e siamo ancora qua.

Come, qua?

Così, come ci mostra il film in un breve spaccato su un frammento della condizione umana, quella su cui da millenni si lambiccano filosofi e scienziati senza venire a capo di nulla.

I casi sono tre e si compenetrano fra loro con quella serie di coincidenze, che le religioni chiamano intervento divino, i chiromanti magia, noi semplicemente caso, niente di più, al massimo un innesto ben riuscito, tipo una testa di capra su un bisonte.

 Tre storie, in ognuna un uomo, una donna, un padre, una madre, qualche fugace apparizione di altri intorno. Schema tipico occidentale nel terzo millennio dopo Cristo. Non ci sono profili precostituiti, nulla che rispetti le categorie di causa-effetto che di solito invochiamo a spiegare le degenerazioni della specie, la famiglia è quella tradizionale, i riti della comunità, feste, compleanni, battesimi e matrimoni ci sono o ci sono stati, il benessere è mediamente diffuso.

Le stagioni si susseguono con i loro rituali, arriva anche il Natale.

D’estate, siamo a Nizza, si potano le alte palme della riviera scalando acrobaticamente il fusto con cinghie e speroni, dai terrazzi lo sguardo si perde in mare, gli appartamentini a schiera sono carini e ben arredati, fa piacere guardarli, mica Le Vele di Scampia, anche se hanno pareti così sottili che se i vicini scopano o se le danno di santa ragione diventano fatti tuoi. Per finire, una bella villa déco fuori dell’abitato è semiabbandonata e piena di spazzatura e ci chiediamo perché.

Alice Isaaz, Vincent Rottiers

Vulnerabili (2017): Alice Isaaz, Vincent Rottiers

Josephine e Tomasz sono belli, innamorati, hanno tutto per essere felici. E tra di loro si scatena il putiferio, per la felicità dei telefoni rosa e della tv del dolore.

Grégory Gadebois

Vulnerabili (2017): Grégory Gadebois

Eppure i genitori non sono assenti, no, anzi il padre di lei risolverà la cosa molto per le spicce, ma un’occhiatina anche dentro la coppia dei genitori val la pena di darla e tante cose si capiscono, soprattutto a livello di DNA.

Mélanie è una studentessa universitaria mediamente carina, anzi scialba, ma è incinta, e di chi? Del suo prof,  diciotto anni più del padre.

Eric Elmosnino

Vulnerabili (2017): Eric Elmosnino

Eppure il padre non manca, non è il massimo, ma è molto sollecito sulle sorti della figlia e del futuro nipotino che avrà problemi a capire chi è il nonno. La madre è invisibile.

Pauline Etienne

Vulnerabili (2017): Pauline Etienne

Il terzo, Anthony, è l’abitante della villa déco. Universitario introverso, carino ma impacciato, storia finita con la ragazza, madre psichiatrizzata e padre non si sa dove, finirà per fare da padre alla madre in clinica.

Josephine e Mélanie, alla fine, saranno sul punto di mettere al mondo un figlio.

Auguri, la specie si riproduce.

Anthony, almeno, non si riprodurrà, anche perché non ha l’approccio facile con l’altro genere.

La condizione della specie umana, detentrice della palma d’oro dell’infelicità nell’Universo, è servita.

Quadro angosciante quanto basta per uscire dal cinema infelici, la pellicola è davvero ben fatta, lo scavo dei personaggi, i fili sottili che li tengono insieme, i colori e i suoni.

Gilles Bourdos

Vulnerabili (2017): Gilles Bourdos

Gilles Bourdos sa il fatto suo, i suoi attori anche, e senza tanti giri di parole è messo in campo uno spaccato lucido, sobrio e severo di un mondo segnato da tare di vario genere: egoismo, indifferenza, perbenismo, pregiudizio, violenza.

Manca qualcosa? Forse l’amore? No, non si può dire che non ci sia, i padri continuano ad amare i figli, ma i figli continuano a volere altro, e a loro volta i padri dimenticano di essere stati amati, un tempo, e vanno in cerca di amore, ma dove?

Tutti principianti, in fatto di amore, direbbe Carver.

 “ In effetti che ne sappiamo noi dell’amore? – ha proseguito Herb. – E quel che dico, be’, lo dico davvero, se volete perdonarmi la franchezza. Ma, secondo me, siamo tutti nient’altro che principianti, in fatto d’amore. Diciamo di amarci e magari è vero, non ne dubito. Ci amiamo a vicenda e ci amiamo forte, tutti noi. Io amo Terri e Terri ama me e anche voi due vi amate. Sapete, no, di che tipo d’amore parlo? Dell’amore fisico, quell’attrazione verso l’altro, verso il proprio compagno, e anche del semplice amore di tutti i giorni, l’amore per l’essere dell’altro, l’amare il tempo passato insieme, insomma tutte le piccole cose che costituiscono l’amore di tutti i giorni. L’amore carnale, dunque, e, be’, chiamiamolo pure l’amore sentimentale, la cura e l’affetto quotidiano per l’altra persona. Ma a volte ho grosse difficoltà a fare i conti con il fatto che devo aver amato anche la mia prima moglie. Però è vero, lo so che è vero. […]

C’è stato un momento in cui credevo di amare la mia prima moglie più della vita, abbiamo anche fatto dei figli assieme. Invece ora la detesto con tutto il cuore. Davvero. Voi come lo spiegate? Che cosa è successo a quell’amore? È stato semplicemente cancellato dalla grande lavagna, come se non fosse mai successo? Vorrei tanto saperlo, che fine ha fatto. Vorrei tanto che qualcuno me lo dicesse...”.

Raymond Carver, Di cosa parliamo quando parliamo d’amore? 1981; Principianti, a cura di Tesss Gallagher, Einaudi 2009, pg.235

 

 

 

www.paoladigiuseppe.it

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