Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Spielberg dà sfogo al suo lato bizzarro e goliardico, inscenando un grande affresco ambientato durante la seconda guerra mondiale, una settimana dopo l’attacco a Pearl Harbour. A metà tra catastrofico, war movie e commedia slapstick, “1941 – Allarme a Hollywood” fallisce probabilmente proprio nel punto che doveva essere il suo forte: non movimentato, ma addirittura circense per i ritmi e le innumerevoli situazioni affrontate, è un devastante concentrato di demenzialità (ci sono i futuri Blues Brothers e c’è anche qualche posa per John Landis), comicità spicciola ma quasi mai efficace ed una buona dose di dollari sonanti per sovvenzionare le numerosissime demolizioni e devastazioni di case, sale da ballo, negozi di vernici e quant’altro.
Interessante il fatto che il film mischi storia e fantascienza, finendo per ambientare il film in un 1941 “alternativo” (almeno così l’avrebbe chiamato l’esperto di viaggi nel tempo Emmet Brown di “Ritorno al futuro”), in cui a causa di un’incontrollabile passaparola, si diffonde la voce che i giapponesi vogliano attaccare una delle poche cose tipicamente americana: Hollywood.
Florilegio di attori e caratteristi che faranno la storia cinematografica degli anni ‘80, da Dan Aykroid a John Candy a Christopher Lee, ma soprattutto a John Belushi, che nel ruolo dell’aviatore pazzo è l’unico a strappare grasse risate, mentre tra i caratteristi sono riconoscibilissimi il cadetto sovrappeso di “Scuola di Polizia” o il killer siciliano di “Weekend con il morto”.
Nel complesso un film di difficile collocazione e non completamente piacevole da vedere per via del tanto fumo e poco arrosto complessivo.
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