Regia di Fritz Böhm vedi scheda film
Un vecchio padre, probabilmente folle, vive in una casa nel bosco celando la figlioletta segregata in una stanza dalle porte sbarrate e dalle maniglie sovrastate dall’alta tensione. Le ragioni dell’uomo, almeno quelle che egli comunica alla figlioletta, riguardano la volontà di sottrarre quella che viene definita come l’ultima bambina dell’umanità, dalla aggressività di alcuni esseri spaventosi che popolano l’attigua foresta e le zone circostanti.
Quando le circostanze drammatiche consentiranno finalmente alla ragazza, ormai trascorsa l’età infantile, di fuggire, essa troverà provvisorio alloggio a casa della amorevole poliziotta che per prima ha modo di soccorrerla, una trentenne che vive sola col fratello teenager, che diviene presto amico intimo della nuova strana ospite.
La ragazza infatti faticherà ad adattarsi alle più basilari regole di vita sociale, manifestando una particolare, selvaggia attrazione nei confronti della carne. Fino a far suoi istinti sopiti ostinatamente da un padre che, forse, non era proprio così pazzo come dava ad intendere.
Rivisitazione almeno a tratti suggestiva del mito delle creature fameliche che popolano i boschi, almeno quelli delle fiabe gotiche, il film, opera apparentemente prima di un regista poco noto come Fritz Bohm, ha almeno tra i suoi meriti quello di far sfoggio di un cast di tre attori ognuno molto interessante: a partire dalla rediviva e un po’ (troppo) scomparsa Liv Tyler, ancora molto bella, specie quando decide di sciogliere la pettinatura da Eva kant che la imprigiona e mortifica, sciogliendo la bella e fluida massa corvina di capelli folti. Ma è bello rivedere in zona horror un attore cult come Brad Dourif (indimenticabile con Forman – Qualcuno volò sul nido del cuculo e Ragtime, ma anche L’ignoto spazio profondo di Herzog, più mille horror, quasi un nuovo Klaus Kinski), nel ruolo dell’anziano previdente cacciatore apparentemente folle e maniaco; nei panni della protagonista, la scelta ricaduta sulla buffa ed inquietante Bel Powley, è forse il pregio più evidente di un horror convenzionale, ma tutt’altro che da gettare alle ortiche, o, più propriamente, ai lupi famelici che popolano o boschi …
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