Regia di Rate Furlan vedi scheda film
Un contadino, con i risparmi di una vita, manda all'università il figlio nella speranza di garantirgli un futuro migliore. Il ragazzo si laurea in giurisprudenza e si stabilisce a Napoli, dove finisce in un giro di feste mondane, lusso e sperpero di denaro, nonché tra le grinfie di una poco di buono. Al paese ancora lo attende la fidanzata, ma il giovane si è definitivamente compromesso falsificando la firma del padre per coprire i debiti.
Un bel melodrammone completo, questo Zappatore (sottotitolo crudo, ma efficace: Rinnego mio figlio) che Rate Furlan gira nel 1950, sua seconda prova dietro la macchina da presa. Il Nostro figura inoltre come autore della colonna sonora e così pure della sceneggiatura, questa insieme a Roberto Amoroso, partendo dalla canzone Zappatore scritta nel 1928 da Libero Bovio e Ferdinando Albano; la trama è farcita di disperazione e disgrazie, ma senza sconfinare nella catastrofe. Nel finale arriva anche il colpo di scena positivo, che risolve la tensione di fondo pian piano cresciuta durante la storia. Ben più nota è la pellicola omonima, anch'essa ispirata alla medesima canzone, diretta nel 1980 da Alfonso Brescia e con protagonista Mario Merola nei panni del padre contadino; eppure questo lavoro di modestissimo e altrettanto onesto artigianato di per sé non sfigura affatto, quantomeno bilanciandolo sulle base delle aspettative di partenza. Mero intrattenimento, si capisce, senza tanti fronzoli e senza neppure grandi mezzi: cinema oggi sorpassato, ma che ancora ci racconta tanto del nostro passato prossimo. Nel cast possiamo trovare, tra gli altri, Gabriele Ferzetti, Nino Marchesini, Marisa Merlini, Nico Pepe e Tecla Scarano; Furlan – padovano di origine, il cognome non mente – proseguirà curiosamente la carriera registica girando un'altra opera di ambientazione napoletana, Malavita, l'anno seguente: gli standard si abbasseranno parecchio e in effetti molto presto il cineasta si dedicherà solamente alla recitazione, proseguendo come interprete fino agli anni Ottanta. 3,5/10.
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