Regia di Gakuryû Ishii vedi scheda film
Sogo Ishii realizza un'opera evocativa e, in un certo qual modo, sciamanica, con una "nostalgizzante" potenza espressiva che tocca le corde più profonde dell'animo dello spettatore. August in the Water è semplicemente e straordinariamente un film emozionante ed emozionato, nonché fragile; poesia dell'Immagine, quasi sokuroviana, con una forza ipnotica che riequilibra il concetto di "visione" che ha il pubblico nei confronti della settima arte. Un grido d'amore (per il Cinema e l'umanità), strozzato e speranzoso, fatto di immagini e suoni. Una salvifica esperienza sensoriale, che ha la (non)forma di un dono, di un miracolo cinematografico che, perché no, si fa catarsi, celeste catarsi. Come il più recente "Mundane History", il lungometraggio di Sogo Ishii è un inno alla vita, che tende ad eternizzare, attraverso l'essenza dell'esistenza stessa, cioè l'acqua, che è poi il motore propulsivo che muove il (micro o macro)cosmo, i rapporti tra gli esseri umani o, meglio, tra gli esseri, che siano essi uomini, animali, sostanze, particelle, ectoplasmi. Un'opera che fa bene, rigenerante. August in the Water è un film di una sensibilità unica e disarmante. Da non sottovalutare, come già accennato poc'anzi, l'importanza della dimensione sensoriale: un lavoro che è, appunto, puro flusso percettivo che si insinua, si incista, con delicatezza e rabbia, nell'apparato fenomenico dello spettatore, proprio perché il lungometraggio del regista nipponico è un "film-pensiero" dal sapore ancestrale.
Una visione panica dell'uomo e della natura, insomma, che non scivola mai (per fortuna!) nella new age. È un Cinema unico quello di Sogo Ishii, imparagonabile, che rifugge da ogni periodica costrizione cinematografica, da ogni etichettatura filmica. Visionario ma anche rigoroso, fuori dal tempo cinematografico, che trascende il "momento storico" della settima arte, August in the Water è, a conti fatti, un lavoro irripetibile.
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