Regia di Arnaud Desplechin vedi scheda film
(visto nella versione director's cut di 135')
Desplechin ama quello che fa e più che altro si diverte a farlo. Questa sua caratteristica traspare da ogni suo film, a cominciare dalla sceneggiatura che è sempre un atto d'amore verso il narrare.
Anche in questo caso ci propone storie su piani diversi (reali e immaginari) che tendono a intrecciarsi e a volte a sconfinare uno nell'altro.
Ritornano nomi di protagonisti già presenti in suoi film precedenti (lui dice perché sono nomi che il pubblico facilmente riesce a ricordare, ma sicuramente anche per un presupposto ludico che passa di pellicola in pellicola), ritorna Mathieu Amalric (che il regista sostiene non essere il suo alter ego, in quanto tutti i personaggi presenti nel film lo sono), ritorna soprattutto il piacere e l'eleganza stilistica propriamente sua, il suo amore per il racconto che lo porta a "sbrodolare" la narrazione per scelta (è un suo marchio di fabbrica, non un difetto) e che lo porta nel finale del film a far urlare con gioia al suo protagonista "Ancora! Ancora!" ovvero "ancora storie, ancora passione, ancora vita!".
E come si fa a non amarlo per tutto questo?
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