Trama
Ismael Vullard fa film e sta girandone uno su Ivan, un diplomatico atipico ispirato da suo fratello. Insieme a Bloom, suo maestro e suocero, Ismael piange ancora la scomparsa di Carlotta, avvenuta venti anni prima. Ha iniziato però una nuova vita con Sylvia, che è la sua luce. Tuttavia, Carlotta riappare all'improvviso, rimettendo in discussione ogni cosa.
Approfondimento
I FANTASMI D'ISMAEL: CINQUE FILM IN UNO
Diretto da Arnaud Desplechin e sceneggiato dallo stesso con Léa Mysius e Julie Peyr, I fantasmi d'Ismael racconta di come la vita del cineasta Ismael Vuillard sia sconvolta dal ritorno di Carlotta, un vecchio amore finito tragicamente. Alle prese con un nuovo film incentrato su di Ivan, un diplomatico atipico ispirato alla figura di suo fratello, Ismael (come il maestro e suocero Bloom) non ha ancora superato la scomparsa di Carlotta avvenuta vent'anni prima ma nel tentativo di riprendere in mano la sua vita ha iniziato una nuova storia con Sylvia, che rappresenta per lui tutto. Poi un giorno Carlotta ritorna e Sylvia fugge via. Sebbene respinga Carlotta, Ismael decide di abbandonare le riprese e di trasferirsi nella casa di famiglia a Roubaix, dove vive come un recluso, assediato solo dai suoi fantasmi.
Con la direzione della fotografia di Irina Lubtchansky, le scenografie di Toma Baqueni, i costumi di Nathalie Raoul e le musiche di Grégoire Hetzel, I fantasmi d'Ismael viene così raccontato dal regista: "C'è il ritratto di Ivan, un diplomatico che attraverso il mondo senza in realtà comprenderlo. C'è il ritratto di Ismael, un regista che attraversa la vita senza capirla a fondo. C'è il ritorno di una donna. C'è l'elemento sovrannaturale dato dal mondo dei morti. Ci sono anche elementi di spionaggio... In poche parole, posso affermare che I fantasmi d'Ismael è composto da cinque film compressi in uno, come i nudi femminili di Pollock. Ismael è un uomo frenetico e la sceneggiatura è diventata frenetica come lui. Anche se, dalla sua soffitta, Ismael tenta di tenere insieme le fila del racconto...
A un amico ho descritto così il film: "Mi sembra di avere messo insieme una pila di piatti di fantasia e di distruggerli lanciandoli sullo schermo. Quando i piatti sono tutti rotti, il film finisce". Ma perché ho bisogno di distruggere tutti questi frammenti di storie? Per far nascere tre donne: una donna amata, il ricordo di una donna scomparsa e un'amica "speciale". Tutta la fantasia usata è stata spesa per creare i loro ritratti.
Nonostante il labirinto di intrecci, il linguaggio visivo è chiaro e dritto. Ho voluto che ogni scena arrivasse senza fronzoli, brutalmente, per evitare che gli spettatori schivassero il colpo. Spesso mi chiedono a quali film mi sia ispirato. Per I fantasmi d'Ismael ho fatto tutto da solo, anche se vivo circondato dai miei film preferiti, opere come 8 ½ di Fellini, che ho visto centinaia di volte e che venero.
Come Truffaut scrisse una volta alla Deneuve: "è escluso pensare che faremo un capolavoro... ma realizzeremo di sicuro un film vivo". Ecco, io ho realizzato il ritratto di tre donne vive. Così come credo che Bloom, che combatte contro l'età, sia altrettanto vivo. Mentre Ivan rappresenta la malinconia (un po' come l'idiota di da Dostoevskij, Ismael e i suoi errori sono più vivi che mai. Ed è Sylvia che gli ha insegnato a vivere".
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Commenti (4) vedi tutti
Film disastroso che unisce un piano della finzione inutile (il film nel film), con una serie di cliché sugli intellettuali e l'amore francamente stravisti e comunque troppo cerebrali. Ma a peccare sono i personaggi approssimativi nella scrittura e privi di interesse.
commento di r.237Un minestrone di generi....fortunatamente recitati bene.
leggi la recensione completa di ezioil cinema del sopravvalutato Desplechin sta diventando sempre più la brutta copia di sé stesso, con attori che si dannano a dare credibilità e calore a una regia certamente virtuosa, ma inutilmente piena di fronzoli, con uno stile infarcito da dialoghi (e voci off) ridondanti e spesso irritanti, in quanto superflui.
commento di giovenostaDoppio intrigo spy per un rompicapo un po' vintage: cinema che guarda a se stesso, si arrovella su più piani narrativi senza tuttavia smarrirsi troppo. Desplechin sparge indizi e citazioni a piacimento, ma governa il melò-spy con destrezza e lucida, ammiccante follia. Un film d'autore più da Quinzaine, che da Ouverture festivaliera in pompa magna.
leggi la recensione completa di alan smithee