Regia di Michel Hazanavicius vedi scheda film
Non l'ho trovato malaccio, anzi, specchio dei tempi e della vita. Guardabile senza troppe aspettative.
Il film è tratto da un romanzo scritto dalla sua ex moglie, e narra proprio del periodo in cui si conobbero e sposarono, e di come arrivò la crisi tra loro. Siamo in periodo ’67-’68, i giovani erano pieni di ideali e paroloni, e lo stesso Godard, seppure non più un ragazzo (aveva quasi 40 anni) partecipava a molte manifestazioni ed assemblee. Lui era già un regista famosissimo (qua interpretato da un ottimo Louis Garrel), mentre la sua neo-moglie era una ragazzina alle prime armi, che iniziava allora ad affermarsi in campo cinematografico (poi farà film con registoni); qua è interpretata dalla bella Stacy Martin (bellissima di profilo, tra l’altro).
Il film è in pratica il rapporto tra i due, ma visto soprattutto da lei, con lui con la testa piena di sogni, impegno, rivoluzione, Mao e compagnia bella; lei più agganciata al concreto e poco (per nulla?) interessata a quei temi.
Non so se per vendetta o per amore della verità, ma il celebre regista non ci fa spesso una gran figura, dato che oscilla tra il tonto e l’imbecille, a volte, sempre pronto a gridare degli slogan che oggi suonano come delle vuote frasi fatte, come se non avesse pensato bene a quello che diceva ma al tempo andasse fatto così, e andasse bene. Il nostro Godard, poi, esce malissimo anche nei rapporti con le altre persone (e su questo pare ci siano molti riscontri) però affascina molto la sua figura, pronta a dire quello che pensava (e pronto poi a scusarsi sinceramente poco dopo).
Insomma un genio ma pure uno squilibrato, a vedere questo film; il tutto l’ho trovato piacevole e abbastanza intrigante, tanto che sarei per un 6/7.
Il film fu accolto molto male dalla critica (lesa maestà?); fu accolto meglio dal grande pubblico, che la pensa come me; quel poco pubblico che lo vide, sarebbe da dire, dato che fu un notevole fiasco al botteghino. Partecipò senza fortuna a Cannes.
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