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Il mio Godard

Regia di Michel Hazanavicius vedi scheda film

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La recensione su Il mio Godard

di steno79
6 stelle

Michel Hazanavicius torna a Cannes dopo il trionfo di "The artist", sancito soprattutto a Hollywood con gli Oscar, ma stavolta la critica gli ha decisamente voltato le spalle, con poche eccezioni, per questo "Redoutable" che è un bio-pic su Jean-Luc Godard nel periodo del 1968, subito dopo aver girato "La cinese". Secondo me è un film meno riuscito e stimolante rispetto a "The artist", ma che neanche merita di essere buttato via nel cestino come vorrebbero gli intransigenti critici anche italiani. Innanzitutto va precisato che il film si concentra sul rapporto di coppia con Anne Wiazemsky, attrice che i cinefili conoscono bene per aver interpretato film di Bresson, Pasolini, Ferreri, Bene e altri, oltre che Godard. Tratto dal libro di memorie "Un an après" scritto dalla Wiazemsky, che nella maturità si dedicò alla scrittura come il suo celebre nonno François Mauriac, il film è filtrato più dall'ottica di lei che non di lui, e questo può spiegare il ritratto particolarmente aspro che si fa del regista francese, che sicuramente ha sempre avuto un caratteraccio e lo ha dimostrato in mille occasioni lungo tutta la sua carriera, ma qui è amplificato in negativo dall'amarezza di una donna delusa e in un certo senso tradita nel suo sogno d'amore. Girato ricorrendo spesso ad alcuni stilemi tipici di Godard come le sovraimpressioni o gli effetti di straniamento brechtiano, il film ha un andamento piuttosto discontinuo, alternando alcune scene più interessanti come la rievocazione del Maggio sessantottino a Parigi o la fondazione del Gruppo Dziga Vertov con Jean-Pierre Gorin che avrebbe dato il via al cinema più politicizzato di Godard (e a mio parere meno interessante rispetto ai film girati tra il 1960 e il '67), ma anche scene da commedia non sempre appropriate in cui il regista appare in una chiave oltranzista che a tratti rischia di scivolare nella facile macchietta, anche in certi momenti più gravi (la scena con Bertolucci a Roma che lo manda affanculo, una delle meno convincenti al di là dell'attendibilità storica, così come il tentativo di suicidio sul set de "Il seme dell'uomo" di Ferreri, che non saprei se corrisponda ai fatti reali). Restano all'attivo l'interpretazione di Louis Garrel che ci mette uno sforzo mimetico non indifferente, una confezione che si avvale di una fotografia smagliante come quella di Raoul Coutard nelle opere del Maestro, ma la sostanza che si stringe non è eccessiva e anche sul rapporto di coppia fra Godard e la Wiazemsky si finisce per avere una panoramica volutamente parziale, non si sa quanto affidabile o quanto dettata da un certo rancore della Wiazemsky verso il mostro sacro da sbeffeggiare in maniera non proprio corretta ed elegante. La Wiazemsky è scomparsa un mese fa, e questa può essere anche un'occasione per ricordarla o per scoprirla per chi non la conoscesse... Stacy Martin le assomiglia abbastanza, magari è anche più bella, e ne dà un'interpretazione non memorabile ma che ne rende bene il distacco e la sfrontatezza.

voto 6/10

Louis Garrel, Stacy Martin

Il mio Godard (2017): Louis Garrel, Stacy Martin

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