Trama
Parigi, 1967. Jean-Luc Godard, regista della nouvelle vague, sta girando La cinese con la donna che ama, Anne Wiazemsky, di vent'anni più giovane. Felici, affascinanti e innamorati, i due si sposano ma l'accoglienza riservata al film dalla critica scatena in Godard un profondo esame di coscienza. Gli eventi del maggio del Sessantotto amplificheranno i suoi dubbi, dando vita a una crisi di coscienza che scuoterà il regista e le sue convinzioni.
Approfondimento
IL MIO GODARD: UN ANNO NELLA VITA DI GODARD
Diretto e sceneggiato da Michel Hazanavicius, Il mio Godard si basa sull'autobiografia di Anne Wiazemsky (Un an après) per raccontare la storia d'amore tra il regista francese Jean-Luc Godard e l'allora diciassette attrice Wiazemsky sul set di La cinese a Parigi nel 1967. Nonostante i vent'anni di differenza, i due si sposano ma l'accoglienza riservata al film da parte della stampa e del pubblico non lascia indifferente il regista, che vedrà le sue scelte e le sue convinzioni andare inevitabilmente in crisi.
Con la direzione della fotografia di Guillaume Schiffman, le scenografie di Christian Marti e i costumi di Sabrina Riccardi, Il mio Godard è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2017, occasione durante la quale il regista ha spiegato il progetto: "Ho scoperto la biografia di Anne Wiazemsky quasi per caso. Dovevo prendere un treno e mi sono dimenticato di portare con me un libro. In stazione, sono andato alla ricerca di qualcosa da leggere e mi sono imbattuto nel lavoro della Wiazemsky. L'ho letto tutto d'un fiato durante il tragitto e ho subito pensato a un film. Anne ha dedicato due differenti libri alla storia d'amore vissuta con Godard: Une année studieuse, nel quale racconta della nascita della loro storia d'amore fino alla proiezione di La cinese al Festival di Avignone nel 1967, e Un an après, il cui racconta del maggio 1968, della crisi del regista, della sua radicalizzazione e della disintegrazione del loro matrimonio. La loro relazione mi ha colpito, l'ho trovata originale, toccante, sensuale e, semplicemente, bella. Il mio Godard ha qualche elemento tratto dal primo volume ma si basa essenzialmente su Un an après. Ho allora contattato Anne per chiederle i diritti dell'opera: in tanti prima di me l'avevano cercata e aveva sempre rifiutato le proposte. Stava per farlo anche con me, fino a quando non ho detto che ho trovato il suo racconto divertente. Eravamo d'accordo su questo ed è rimasta colpita dal fatto che glielo avessi detto, nessuno aveva mai osato farlo.
Dedicare un film a Godard significa anche confrontarsi con un mostro sacro, un uomo preceduto dalla sua reputazione d'artista e dai suoi film. Ho voluto però trattarlo come un'icona della cultura pop, al pari di mostri sacri degli anni Sessanta come Andy Warhol, Muhammad Ali, Elvis o John Lennon. Sono partito dall'idea che ha di lui la gente per poi scendere nei dettaglio più intimi: l'amore, la creazione, la politica, l'orgoglio, la gelosia. Ne è venuto fuori il ritratto di un personaggio complesso e umano. da regista, conosco bene cosa si prova quando un proprio film non viene accolto bene: è capitato anche a me con The Search, opera bistrattata dalla critica dopo gli osanna riservati al mio The Artist.
Nella parte di Godard ho voluto Louis Garrel mentre Anne ha il volto della giovane Stacy Martin, il cui nome mi è stato suggerito dalla mia compagna Bérénice Bejo, che con lei ha condiviso il set di L'infanzia di un capo. Bérénice interpreta invece la giornalista, stilista e cineasta Michèle Rosier, mentre Micha Lescot porta in scena suo marito Jean-Pierre Bamberger, grande amico del filosofo Gilles Deleuze. Il critico Michel Cournot (anche sceneggiatore di un film), è giocato da Gregory Gadebois mentre Felix Kysyl e Arthur Orcier danno vita a Jean-Pierre Gorin e Jean-Henri Roger, tra i creatori del Gruppo Dziga Vertov, di cui Godard entrerà a far parte".
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Commenti (6) vedi tutti
Un buon docufilm sull'antipatia del "genio" Godard, che voleva fare la rivoluzione alla "dittatura dei sentimenti" andando dietro ai criminali maoisti, tanto di moda a quel tempo. Impreziosita dalla bellezza della Martin, la sceneggiatura sfiora soltanto la complessità della relazione tra i due e vira spesso verso il dejà vu. Voto 6.
commento di ezzo24Piuttosto velleitario e noioso, mi son cascati gli occhiali. L'inizio non è male, ma poi si naufraga e non è dolce per niente. 4
commento di BradyFilm direi godereccio in vari punti e da seguire anche come ridordo dei tempi che furono.Molto affascinante la Protagonista Stacy Martin.voto.7.5.
commento di chribio1Un biopic scombinato e irresistibile....ottimi i due protagonisti,sopratutto Garrel che ha reso a dovere l'antipatia di Godard ....che non accetta contradditori.
commento di eziorarissimo caso in cui il titolo italiano ben spiega quello che un'opera straniera rappresenta. "Il mio Godard" è una descrizione faziosa, amorosa, brilante e probabilmente supeficiale della personalità del sommo Maestro. in quest'ottica l'unica cosa garantita alla visione del cinefilo è il puro divertimento (anche citazionista).
commento di giovenostaNon l'ho trovato malaccio, anzi, specchio dei tempi e della vita. Guardabile senza troppe aspettative.
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