Regia di Wash Westmoreland vedi scheda film
Dopo "Big Eyes" (2014) anche "Colette" (2018) propone una tematica analoga, in cui c'è un marito brillante imprenditore che sfrutta le capacità artistiche della moglie a suo vantaggio ma offuscando completamente i meriti artistici di lei. Nel primo era una pittrice americana degli anni 60; qui è una scrittrice francese dei primi del novecento, ma il filo conduttore è praticamente identico. Anche il finale è analogo: la donna prende in mano il coraggio e l'iniziativa, si "smarca" dal marito ed alla fine raggiunge il successo che avrebbe meritato sin dall'inizio. (Si noti che in entrambi i casi si tratta di donne senza figli).
In questo secondo caso, nella Parigi libertina e culturalmente all'avanguardia nell'emancipazione femminile, c'è anche una maggiore sperimentazione sentimentale da parte di lei, che assaggia anche per ben due volte l'amore dell'altra sponda.
Insomma, forse è un po' una moda: ma è giusto continuare anche oggi a mandare questo messaggio al mondo, in cui le donne in tante nazioni ancora sono sottomesse agli uomini e da loro sfruttati.
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