Trama
Parigi, 1943. Durante l'occupazione tedesca, lo zingaro manouche Django Reinhardt, un vero virtuoso della chitarra, è all'apice della sua carriera. Ogni notte la sua musica swing risuona a Parigi mentre i suoi fratelli gitani vengono braccati e massacrati in tutta Europa. Quando il ministero per la propaganda tedesco vuole mandarlo a Berlino per una serie di concerti, Django avverte un imminente pericolo e decide di fuggire in Svizzera con l'aiuto dell'ex amante Louise de Klerk. In viaggio con la moglie incinta Naguine e con la madre Negros, finirà immerso nei tumulti della Seconda guerra mondiale.
Approfondimento
DJANGO MELODIES: UNO SCORCIO DI VITA DI DJANGO REINHARDT
Diretto da Etienne Colmar e sceneggiato dal regista con Alexis Salatko, Django Melodies si ispira a un romanzo dello stesso Salatko per raccontare uno scorcio di vita di Django Reinhardt, chitarrista jazz belga di origini sinti. La storia comincia nel 1943 nella Parigi occupata dai nazisti. Django Reinhardt è al vertice della sua carriera: re dello swing e virtuoso della chitarra, si esibisce nei locali più in della capitale per grandi folle benestanti mentre i suoi fratelli zingari vengono perseguitati in tutta Europa e finiscono nei campi di concentramento. la sua vita prende una svolta improvvisa in peggio quando la macchina della propaganda nazista vorrebbe mandarlo in tour in Germania per fare da contraltare alla musica "negra" proveniente dagli Stati Uniti. Django ovviamente si rifiuta e viene aiutato a scappare con la moglie incinta e la madre e a nascondersi in un villaggio vicino al confine con la Svizzera, dove ha modo di incontrare i componenti della sua numerosa famiglia allargata, anch'essi in fuga. Quando poi cercherà di attraversare il lago di Ginevra per approdare in Svizzera, avrà i nazisti alle calcagna.
Con la direzione della fotografia di Christophe Beaucarne, le scenografie di Olivier Radot, i costumi di Pascaline Chavanne e le musiche di Warren Ellis, Django Melodies viene così raccontato dal suo regista in occasione della partecipazione al Festival di Berlino 2017: "Da tempo avevo in mente di raccontare la storia di un musicista alle prese con i tormenti dell'esistenza. Quando avevo all'incirca 40 anni, mi sono rituffato nel mondo della musica facendo parte di una rock band. Ho amato quell'esperienza: era affascinante. Avevo dimenticato quando facilmente ci si può isolare dal mondo esterno mentre si suona. Tutti noi eravamo alle prese con le nostre complicate vite ma quando suonavamo dimenticavamo tutto: la musica è come un farmaco che prende lentamente il sopravvento sul resto. Poi ho pensato a una conversazione avuta da adolescente con mio padre, grande ammiratore di Django Reinhardt. Da giovane, mentre era in guerra, ascoltava la sua musica e si dimenticava in quel frangente dell'occupazione tedesca. Mio nipote, inoltre, ha cominciato a studiare chitarra e a suonare come un folle i pezzi di Reinhardt... ciò mi ha spinto a pensare al potere trans-generazionale della sua musica, che ha qualcosa di ammaliante, vitale e salutare. Tutti questi fattori messi insieme mi hanno spinto allora a immergermi nella vita di Django e a volerla raccontare al cinema.
Mi sono concentrato sugli anni dell'occupazione tedesca per sottolineare come in periodi come quello la musica può estrapolarci dal mondo. Django era allora all'apice del suo successo ma lo swing era ufficialmente vietato e gli zingari venivano perseguitati dai nazisti in tutta Europa. Django non sembrava preoccuparsi molto della cosa fino a quando ovviamente non ne è stato toccato da vicino. La sceneggiatura del film riflette il mio lavoro con lo scrittore Alexis Salatko. Un mio amico editore, Antoine Caro, aveva appena dato alle stampe Folles de Django, una biografia romanzata di Django scritta da Salatko, e ha organizzato il mio incontro con lo scrittore, suggerendoci di lavorare insieme. Un altro aiuto fondamentale è arrivato da David Reinhardt, il nipote di Django, che si è fidato di me e mi ha raccontato episodi e fatti che ho inserito nel film".
Il cast
A dirigere Django Melodies è il francese Etienne Comar al suo esordio dietro la macchina da presa. Diplomatosi a Femin nel 1992, Comar ha iniziato a lavorare nel mondo della produzione cinematografica con la compagnia Erato Films, con cui ha avuto modo di assistere da vicino alla realizzazione di Boris Godunov di… Vedi tutto
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