Regia di Craig Anderson vedi scheda film
"Natale non sarà Natale senza regali", ha scritto Louisa May Alcott. Ma il regalo non sempre può fare piacere. Come evidenzia quest'opera prima in arrivo dall'Australia, dove la celebrazione della Natività si scontra con la pratica dell'aborto. I doni in questo caso hanno un retrogusto amaro per chi, dopo il rifiuto del parto, ha rimosso i ricordi.
Diane (Dee Wallace) riunisce per l'ultima volta i parenti (fratello, figlie e mariti) per festeggiare il Natale. La donna, da tempo vedova, intende vendere casa e trasferirsi lontano, per iniziare -pur in avanzata età- una nuova vita. In famiglia è presente anche Jerry (Gerard Odwyer) un ragazzo down. Nel pieno dei festeggiamenti, alla porta bussa Cletus (Sam Campbell), un ambiguo straccione che, indossando un nero mantello, cela il volto e persino le mani (bendate) agli ospiti. Questi, con inquietante timbro vocale, legge una lettera a Diane, che rimanda ad un tragico evento: vent'anni prima, durante una manifestazione anti aborto, all'Ospedale Northland Medical Center un attentato fu causa di una strage proprio mentre Diane, incinta del marito malato terminale, era sotto operazione per evitare la nascita di un secondo figlio down. Cletus viene cacciato in malo modo di casa dagli astanti, per tornare di nascosto a compiere un massacro.
"Quando giustizia è fatta porta gioia per il buono, ma terrore per il malvagio." (Cletus)
Horror australiano scritto e diretto da Craig Anders, che qui esordisce in regia dopo aver siglato svariati cortometraggi e alcuni episodi di serial televisivi. Red Christmas non è il solito slasher con un Babbo Natale assassino, pur essendo ambientato il 25 Dicembre. È un film sanguinario, talvolta crudele per una esposizione della violenza decisamente eccessiva e insistita, sul livello del nostro Lucio Fulci all'opera nei migliori splatter. Ma riesce anche a far passare un messaggio, evidentemente cattolico e ortodosso. Le sequenze iniziali -con fanatici religiosi che protestano davanti alla clinica deputata ad ospitare donne incinta che intendono abortire- abbracciano in pieno la filosofia che sta alla base del girato. Anders si mantiene sul limite, pro e contro, senza mai dare una precisa indicazione in merito. Anche i protagonisti mantengono questo ambivalente e indecidibile registro. Troviamo così Padre Peter (David Collins), prete turbato da atti disinibiti compiuti in camera da letto da una coppia, in contrasto con la più pragmatica (e protestante) Ginny (Janis McGavin), ragazza incinta e avversa alle consuetudini religiose (rifiuta di pronunciare le preghiere prima del pasto).
I temi affrontati da Anders vanno però oltre, grazie alla presenza di Jerry, un down la cui condizione -si scoprirà in seguito- è anche in parte causa motrice della furia omicida di Cletus. Ed è proprio quest'ultimo personaggio -che mai ha ricevuto una carezza, mai ha avuto un dono, sempre è stato rifiutato- inquietante per come veste, si muove e parla, a donare un fascino davvero sinistro al film. Red Christmas, girato con evidente povertà di mezzi, si colloca dunque in quella -rara- fascia di horror che contempla thriller, gore e violenza ma senza mai prendere il largo, senza andare alla deriva, restando ancorato a un insieme di temi "portanti". Religione, famiglia, matrimonio, disabili, aborto: un groviglio di fondamentali questioni sta sempre in background nella mente dello spettatore. Turbati dalla già citata ultraviolenza (un dimezzamento totale, teste tagliate e trapanate con esplosione dei bulbi oculari e, comunque, sangue a profusione), durante lo sviluppo del "dramma" viene da porsi una serie di domande. Sulla fittizia e ipocrita serie di dogmi (o regole) morali che la società civile ci/si impone. E che sia un prodotto indipendente a mettere sul piatto questa (insolita) portata, contribuisce ad incrementare il dubbio. Lontano dal pubblico, probabilmente limitato nella distribuzione e ancor più nella diffusione, Craig Anders imbratta di sangue il giorno più bello dell'anno. Dolore invece che piacere. Odio che prevale sull'amore. Morte al posto della vita. In fondo, diciamolo, il Natale comunque vada è sempre caratterizzato dal colore rosso. E mangiare, bere, sorridere, fingere che tutto vada bene -quando si è sulla china del precipizio- è il vero orrore che tutti, prima o poi, inevitabilmente, siamo costretti a subire.
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