Regia di Woody Allen vedi scheda film
Un omicidio in realtà si è perpetrato, e neanche tanto misterioso: a sparire definitivamente, sui titoli di coda, con un successivo vago rantolo giusto in Harry a pezzi, è stato il Cinema di Allen. Quello che amiamo di più, quello caustico e frizzante, mai più rinvenuto da allora se non in formato sprazzopocket, rigurgiti di coscienza ribelle, come un filo d'erba sulla rampa del garage, inasfaltabile. Ecco perchè custodiamo con estremo affetto questi gioellini cesellati con arte antica, che non hanno paura di nulla, non sono asserviti al soldo di alcuno, ne salameleccano gusti preconfezionati. Forse Allen sapeva della sua imminente dipartita ed ha voluto omaggiarci in grande stile prima della Grande Svendita di Genio che tutt'ora vede le sue bancarelle affollate di ammiratori ciechi.
Qui Woody gioca magicamente col thriller donandoci sorriso ed aggrottamento di sopracciglia in egual misura a comprendere se si stia giocando al comico od al giallo.
I Camilleri cambierebbero mestiere guardando questo film. Credo sia successo esattamente il contrario invece: Allen ha letto i sempliciotti gialli siculi e da allora, pensando "ma chi me lo fa fa", ha comiciato a sfornare brutture premiate da pubblico e critica. Massimo rendimento minimo sforzo. Si può biasimarlo?
Se penso che, all'epoca, parecchi rimasero infastiditi dal presunto eccesso di grottesco fuori le righe, li immagino oggi, davanti alle ultime prove alleniane dove il grottesco, non voluto ma involuto, tracima lo schermo.
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