Regia di Woody Allen vedi scheda film
Quando un grande comincia ad invecchiare, è normale che somigli sempre di più a se stesso, con i suoi pregi, i suoi difetti, le sue ossessioni e le sue passioni. Senza Manhattan non ci sarebbe stato alcun Woody Allen. Badate bene, non parlo dell’eccezionale capolavoro che ha consacrato la grande carriera del regista, ma bensì proprio della cittadina di Manhattan, centro nevralgico del mondo conosciuto e moderno. Dopo un bel po’ di anni, il buon Woody ritorna nella sua Manhattan, ma stavolta gira un film che cerca di essere diverso dalla sua solita produzione, cercando sempre e comunque di richiamarla. Misterioso omicidio a Manhattan è un film tutto giocato sull’accattivante ruolo della femme Keaton, che dà il via all’azione, con le sue trovate maniacali, la sua voglia assurda di strafare e di ritrovarsi, di voler conoscere tutto di tutti. Ma è soprattutto un piccolo gioiello nella sua ricostruzione del giallo d’altri tempi(citato a più riprese La fiamma del peccato di Wilder) e nell’omaggio preciso e puntiglioso a vizi(troppi) e virtù(troppo poche) dei newyorkesi in particolare. Woody Allen ha una regia asciutta che compara momenti di grande aurea comica a momenti di riflessione in forma di commedia semplice. Il ritorno dell’ex moglie Diane Keaton riesce ad amplificare quello che Allen cerca, cioè, un nuovo sé stesso che ricordi un vecchio se stesso. Allen e la Keaton iniziano a frequentare i loro vicini di casa, ma quando la vicina muore d’infarto, i due credono che ci sia veramente sotto qualcos’altro. La Keaton, infatti, ipotizza con un suo amico, che il vicino abbia ucciso sua moglie. Allen, dapprima restio a farsi coinvolgere nelle manie ossessive dei due, finirà ad indagare su questo strano caso di “omicidio”. Woody Allen conosce bene la crisi: la crisi dell’amore la affronta in quasi ogni suo film, così come la crisi sociale, e proprio in questo periodo, stava vivendo una non facile crisi creativa. Invece, grazie a Misterioso omicidio a Manhattan riconquista una abbondante fetta del suo pubblico e si pone come modello per commedie non più semplicemente scanzonate, ma veraci e provocatorie. Per quanto tenti di nasconderlo, questo film è uno dei fondamenti principali del nuovo cinema di Allen, che continua tuttora: coppie che scoppiano e si ricompongono, un fatto ovvio che fa da svolgimento della vicenda, un finale che divide tra chi lo considera geniale e chi invece inutile. In un bouquet di raffinate citazioni alla Hollywood bene, in cui oltre al già citato Wilder, Allen tira fuori Reed, Hitchcock e perfino Truffaut, il film è un giallo sotto forma di commedia, che ci presenta un’immagine sfocata e a tinte scure di una New York di sogni, delitti in cui l’uomo dei sogni è lontano e dove basta che funzioni un’idea perché questa sia un vero match point, ma che comunque provochi accordi e disaccordi. Lontano dalla comicità filogrottesca delle origini, il regista si serve di un cast eccellente e di una sceneggiatura tra le migliori nell’intera carriera di Allen, piena di dialoghi importanti e battute fulminanti. Infine, c’è da ricordare che Misterioso omicidio a Manhattan non è solo la summa della strana poetica alleniana, ma è bensì il succo di questa, spremuto e ricomposto in modo veloce e senza troppi problemi. Quando un grande comincia ad invecchiare, comunque, non perde mai la mano.
Pezzi celebrativi.
Ottima.
Adorabile il suo ritorno ad Allen.
Molto bravo e divertente.
Bravo.
Interessante prova.
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