Regia di Vincente Minnelli vedi scheda film
Un ex soldato ed ex scrittore torna nell’aborrito paese natale dopo sedici anni di vita avventurosa in giro per il mondo e ritrova il fratello, inquadrato e ipocrita come sempre. Vorrebbe darsi una regolata; ma un’insegnante di letteratura, pur intellettualmente attratta da lui, non riesce ad accettarne l’anticonformismo. L’unico che lo tratta da pari a pari è un giocatore di carte professionista, con cui nasce una ruvida amicizia che però lo relega ai margini della rispettabilità borghese; tanto vale allora sposare Ginnie, una prostituta pateticamente innamorata di lui. Grande melodramma che, pur nelle forme compassate del cinema anni ’50, esprime benissimo le tensioni che stanno per esplodere nella società, fra perbenismo ostentato e tentazioni di fuga (per inciso, è uno dei motivi che mi fanno sembrare Gioventù bruciata un quasi innocuo filmetto adolescenziale). Le vicende della famiglia di origine del protagonista permettono di cogliere la cesura che si sta producendo fra le generazioni, con gli adulti e i giovani che reagiscono diversamente alle frustrazioni della vita: i primi si rassegnano a un’esistenza insensata, al massimo concedendosi qualche avventura extraconiugale; i secondi decidono di dare una svolta radicale, andandosene e ripartendo da zero. Shirley MacLaine doveva suscitare passioni insane fra gli addetti al casting, a giudicare dal numero di volte che le hanno fatto battere il marciapiede.
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