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Il cattivo tenente

Regia di Abel Ferrara vedi scheda film

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La recensione su Il cattivo tenente

di maso
6 stelle

"Il cattivo tenente" è un film violentissimo assolutamente inadatto alle donnicciole pieno come è di chiappe scoperte e pipe infiammate, uno dei più amari di Ferrara per tutto ciò che espone con brutale e dissacrante verismo nei confronti del personaggio al centro della storia, un poliziotto della peggior specie, uno di quelli che esercitano la professione abusando delle proprie facoltà trasformandole in una cortina di fumo per nascondere le immense debolezze caratteriali ed allo stesso tempo sostenere i vizi che uno stipendio regolare non può coprire.
Harvey Keitel sorregge il film con il suo fisico fatiscente ripreso anche nudo integralmente, si aggira in una New York violenta, tristemente appannata, popolata da una fauna depressa che sembra ricalcata da Ferrara su "Taxi driver" di Scorsese ma senza stilizzarla ne sfumarla di venature surreali, la New York ripresa in questo film è quanto di più crudo e ruvido ci si può aspettare da un miscuglio etnico del genere e la sua anima persa e malandata incarnata dal tenente può solo inginocchiarsi e pregare d'innanzi all'allucinazione di un Gesù sanguinante sceso dalla croce.
Il tenente è uno scoppiato che bada poco alla sua famiglia, si impossessa della droga dei poveracci per rivenderla ai ricchi oltre ad essere un assiduo consumatore di crack che gli sta consumando poco a poco il cervello, quando si possono intascare due soldi scippati o rapinati non si fa sfuggire neanche quelli, è un puttaniere ed un pervertito che si masturba in mezzo alla strada se vede un paio di sgallettate, si affoga di scommesse sbagliate e l'unica cosa che lo fa agire da poliziotto è lo stupro ai danni di una giovane suora che ha anche la forza di perdonare i suoi aggressori cosa che non sembra possibile per un poliziotto modello come lui.
Ferrara non è mai stato un regista coniugato con la spettacolarità, è un Rivette americano appiccicato al suo protagonista per le vie della metropoli, è uno Scorsese più umano che non possiede quel talento visionario ma è capace di piazzare la telecamera anche dentro un lampadario, in questo film poi si concede il lusso di plagiare Ken Russell in una scena che per angolazioni e colore rimanda a "The Devils" con ruoli però invertiti o per esser più precisi ristabiliti.
Keitel è come al solito buono a sapersi muovere un pò meno a commuovere.

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