Regia di Abel Ferrara vedi scheda film
dal discepolo piu' diretto del grande Scorsese, un film che ha in comune con quelli dello zio Marty il binomio violenza-religione. Un'opera malata, cruda, iperrealistica, dolente, profondamente e soffertamente cristiana. Il cattolicesimo di Ferrara e' "scandaloso" e viscerale come quello di Scorsese (e ancor prima di Pasolini). Ma e' anche un resocontro estremo e nerissimo sul dramma della tossicodipendenza, vista come una sorta di ineluttabile auto-vampirismo (cfr. The Addiction). Perfetta architettura narrativa, con il leit-motiv della partita di baseball. Parecchie sequenze stupende: prima fra tutte, il finale amarissimo.
uno dei piu' grandi attori contemporanei, qui nei panni di un individuo dalle attitudine "bestiali". Straziante la sua performance, in particolare il suo monologo di fronte a Cristo. Quello del suo personaggio e' un tortuoso viaggio che porta al pentimento, al perdono e infine alla redenzione. In definitiva, si prova pena per questo "fottuto cattolico irlandese"
rispetto a Scorsese utilizza un linguaggio piu' statico, sfrontato, misurato, essenziale, se possibile ancor piu' radicale e implacabile: personalmente non credo che valga quanto il suo Maestro, ma e' a suo modo un Autore di grande personalita'
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