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Il cattivo tenente

Regia di Abel Ferrara vedi scheda film

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La recensione su Il cattivo tenente

di mm40
6 stelle

E' una complessa parabola sulla redenzione, questo Il cattivo tenente, settimo film di Ferrara e primo lavoro con una significativa mole di attese, dopo il buon risultato del precedente King of New York: attese tutte ripagate, perchè finalmente il regista newyorchese disegna un personaggio a tutto tondo e cessa di lavorare solamente per caricature e situazioni eccessive. Sì, c'è tanta violenza anche in questo film, c'è la scarsa fiducia nel prossimo e una buona dose di carenza comunicativa fra i personaggi messi in campo, c'è perfino l'aggressiva e infida metropoli dei precedenti lavori, ma la sceneggiatura di Ferrara e di Zoe Lund (la protagonista del suo secondo film, L'angelo della vendetta) è decisamente solida, constando essenzialmente di una serie di tappe verso la redenzione (da ottenere nell'unico modo che gli rimane possibile) che il più che mai 'ferrariano' protagonista percorre a testa bassa, senza chiedere mai un solo perchè. E Harvey Keitel è strepitoso in questo ruolo da cane rabbioso, perennemente imbronciato e dotato di una spietata disillusione verso la vita e le sue piccole e grandi esperienze. Può suonare strano che sia proprio un'esperienza religiosa ad aprirgli gli occhi, quantomeno per un regista solitamente così cinico, in un certo senso addirittura misantropo, sicuramente lontano dagli ideali caritatevoli del perdono e della grazia cattolici; eppure a ben guardare la logica de Il cattivo tenente è la medesima di una via crucis laica, lungo la quale il protagonista regge a fatica la croce dei suoi peccati e, giunto infine di fronte al giudizio inappellabile (quello dei suoi creditori), si arrende all'espiazione più cruda delle colpe commesse in vita. Questa pellicola rappresenta senz'altro il salto di qualità di Ferrara come regista e come autore (tanto che nel 2009 Herzog omaggerà il film con un personalissimo remake, Ultima chiamata New Orleans); con un pizzico di cattiveria viene da pensare: non sarà forse 'merito' anche dell'assenza in sceneggiatura del fedele amico e collaboratore Nicholas St. John? Perplessità fondamentali sorgono sulla scena dello stupro, girata come un videoclip tamarro di Mtv: ma anche questo è Ferrara, amante dello splatter che esordì nel porno. A fronte di tale sgraziata bruttura rimangono comunque una manciata di scene memorabili come quella del monologo finale del tenente in chiesa, oppure l'agghiacciante sequenza in cui Keitel ferma le due ragazzine in auto (meglio non aggiungere altro: perchè, davvero, è da vedere). 7/10.

Sulla trama

Un poliziotto che trascorre le sue giornate drogandosi, bevendo e scommettendo sul baseball indaga sullo stupro di una suora in chiesa. La donna perdona però i suoi aggressori, mettendo in difficoltà la provata coscienza del poliziotto.

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