Regia di Abel Ferrara vedi scheda film
Nella caotica e illogica follia quotidiana che pervade la metropoli newyorchese, si muove un poliziotto dall'anima nera. Un cattivo nel senso più profondo del termine. Un cattivo ammalato nello spirito e nel corpo, ma in grado di pentirsene e compiere un'opera buona. L'ultima, e proprio per questo più significativa di ogni altra precedente.
A New York la vita procede frenetica, tra delitti, stupri, spaccio di droga e poliziotti non proprio esemplari. Tra quest'ultimi spicca LT (Harvey Keitel). Sposato ma insofferente verso moglie e figli, sempre alla ricerca di coca o eroina, amante dell'alcol, LT conduce una vita al limite della ragione, tanto che non esita ad approfittare della sua posizione per appropriarsi di soldi (durante una rapina in un negozio) o di importunare (masturbandosi) due adolescenti sorprese alla guida senza patente. Ormai fuori controllo, trasandato e spesso ubriaco, LT spera di sistemarsi con le scommesse clandestine ma ogni volta, mancando il bersaglio, il suo debito aumenta in maniera esponenziale. Quando s'imbatte in una suora che ha subito violenza sessuale, LT prova improvvisamente un senso di colpa e tenta di redimere quell'esistenza incerta, condotta sempre più in discesa, verso l'abisso morale.
Eccezionale pellicola diretta con classe da Abel Ferrara, qui in buona parte facilitato nel compito dalla coinvolgente interpretazione di Keitel, attore che riesce a trasmettere per tutta la durata del film un senso di disagio e malessere che ha origine nell'animo depravato e contorto del protagonista: un tossicodipendente opportunista e deviato, quasi folle in talune circostanze (spara all'autoradio quando impara di avere perso una scommessa, e si getta in una cieca corsa -con sirena spianata- nell'affollata strada newyorchese). Questo dolore interiore, questa sintomatologia di disadattato e apparente menefreghista, pian piano si estende anche al corpo. Lo stato psicofisico di LT, con il passare del tempo va peggiorando. E Keitel arriva a farci percepire questo malessere, finendo addirittura a trasmettercelo emotivamente.
Questa anima nera, questo reietto, frutto di una città malata quanto la maggioranza dei singoli individui (spacciatori, adolescenti drogati e cinici speculatori di scommesse), in realtà cela internamente anche un senso etico e di giustizia, che solo attende di emergere. La conversione arriva, non a caso in una chiesa, sottoforma di visione che ha la forma di un Cristo silente, proteso a tendergli la mano. La presa di coscienza, forse in un raro stato di lucidità mentale, su un passato condotto al limite della legalità lo porta -con sofferenza- ad esternare tutto il suo dolore. "Ho fatto tante brutte cose. Mi dispiace... mi dispiace tanto. Aiutami Signore!", grida inginocchiato di fronte alla divina apparizione, mentre un pianto liberatorio rende conto della sincerità nascosta tra le sue parole. Un atto caritatevole chiude la carriera del "cattivo tenente", mentre il destino reclama, sottoforma di contrappasso pubblico, il saldo di un conto mai pagato. "Ecco la tua vincita!": sono le ultime parole che LT sente pronunciare dall'esecutore, prima di rendere definitivamente l'anima a un Dio commiserevole e compassionevole. Che tutto vede e tutto perdona. Ma talvolta, chiedendo di pagare a caro prezzo.
Ferrara utilizza spesso la ripresa in terza persona (con telecamera alle spalle del protagonista), rendendo partecipe -pur controvoglia- lo spettatore ad ogni azione commessa da LT. Spettatore che si sente sempre più coinvolto, maggiormente a disagio via via che il poliziotto sprofonda in un mondo infernale. Ci sprofonda per gradi (alcol, cocaina e poi eroina) senza rendersene conto. Ma alla fine del tunnel, ci sta forse una luce. La redenzione arriva dall'inconcepibile (per LT) presa di posizione della suora: ha perdonato i suoi stupratori e rifiuta di dirne i nomi. Il Male e il Bene si confrontano, lungo le vie di una affollata metropoli. Si confrontano in una lotta senza esclusione di colpi. In mezzo a questo interminabile conflitto, Ferrara ci ricorda che può trovarsi dunque anche un poliziotto, nel pieno esercizio delle sue (dis)funzioni.
"A un cuore in pezzi
Nessuno s’avvicini
Senza l’alto privilegio
Di avere sofferto altrettanto." (Emily Dickinson)
F.P. 08/12/2019 - Versione visionata in lingua italiana al Porretta Film Festival - XVIII° edizione
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta