Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Pasolini al suo meglio esplora l'alta borghesia, in uno dei film chiave del cinema italiano anni '60.
Teorema è davvero un film straordinario, per quanto mi riguarda il film più riuscito di Pier Paolo Pasolini.
Una sorta di strano angelo dispensatore d'amore (Terence Stamp) approda in una famiglia altoborghese del Nord Italia. Con i suoi profondi occhi blu cttura l'interesse di tutti, facendo loro scoprire i loro veri 'io'.
La madre (Silvana Mangano) si getta a capofitto nel mondo dei piaceri della carne e, non senza sensi di colpa, comincia a rimorchiare giovanotti per strada. Il padre (Massimo Girotti) mette a nudo - letteralmente, in un'intensa scena ambientata in una stazione ferroviaria - la sua sessualità repressa. Il figlio (Andrés José Cruz Soublette) si scopre artista e attraverso le sue parole Pasolini espone un bellissimo concetto riguardante il linguaggio e l'espressività di un'opera d'arte, di qualsiasi tipo, come rappresentazione comunque parziale di un tema o concetto chiaro nella sua interezza al solo autore. La domestica (Laura Betti) scopre di avere una vocazione religiosa e si trasforma in una sorta di santona guaritrice...
Il tutto narrato nella tipica modalità pasoliniana, non sempre condivisibile, non sempre chiara, ma sempre comunque interessante e stimolante.
Un plauso anche ad attori molto noti, come Girotti o la Mangano, decisamente coraggiosi nell'affrontare ruoli certamente definibili all'epoca come 'scabrosi'.
Ennio Morricone ci mette il suo tocco, componendo per il film delle musiche dalle atmosfere jazz, dando ancora una volta prova della sua poliedricità.
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