Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Una famiglia della ricca borghesia milanese viene letteralmente sconvolta dall'arrivo di un ospite misterioso. Estraneo a tutto quello che gli capita intorno, l'asettico e taciturno ragazzo esercita un fascino ipnotico su tutti i componenti della casa, governante inclusa. Una volta partito lascia un vuoto incolmabile dietro di se : la governante, Emilia (Laura Betti), lascia la casa per ritirarsi in una cascina fuori città, mentre la famiglia si disgrega progressivamente palesando ognuno un'irreversibile crisi identitaria. Il padre, Paolo (Massimo Girotti), come un novello San Francesco si spoglia di tutti i suoi averi per arrivare a vagare nudo in una terra desertica, la moglie, Lucia (Silvana Mangano), scopre la sua natura ninfomane, il figlio, Pietro (Josè Cruz Soublette), si perde nella ricerca spasmodica di uno stile pittorico assolutamente nuovo e la figlia, Odette (Anne Wiazemsky), si chiude in un ostinato mutismo fino a diventare pazza.
"Teorema" è una parabola antiborghese che inizia il "68" cinematografico di Pier Paolo Pasolini e che segna il punto più alto del suo isolamento intellettuale. Un'allucinazione visiva di affascinante resa figurativa, ricca di sfumature stilistiche (montaggio alternato, alternanza di colori) e di rimandi allegorici. Chi è il giovane ospite ? Un angelo venuto a chiarire il senso dell'esistenza di ognuno o il diavolo tentatore venuto a giustificare l'inizio della fine ? O l'uno o l'altro, fa lo stesso. Ciò che importa è che rappresenta un peso da cui è impossibile sottrarsi una volta che si è palesato. La sua presenza costringe a guardarsi dentro e la sua assenza rende difficile il confronto con ciò che si è scoperto. La risultante è che un mondo fondato sulla santa parvenza di moralità viene minato alla base dalla presenza discreta di un estraneo, dal magnetismo indagatore di un idea altra di verità, che arriva a mettere in crisi certezze consolidate e a certificare la natura sistemica dell'irredimibilità della borghesia. Il giovane ospite è portatore di un'alterità che si mostra con una naturalezza disarmante ed è la sua assoluta estraneità a quei valori di ordine, benessere, possesso, quelli che garantiscono il mantenimento nel tempo di una spiccata identità borghese, a determinare l'impossibilità dei membri della famiglia a rapportarsi con lui mantenendo intatti i caratteri del loro conservatorismo sociale. L'ospite li conduce uno alla volta in campo aperto, li porta a rivelarsi a se stessi e a mettere in crisi il vicendevole vincolo sociale accentuando il grado del loro innato individualismo. Ognuno ha fatto sesso con lui e ognuno vi ha scoperto qualcosa di nuovo della propria personalità, un'idea del diverso che li riguarda personalmente e che li spinge a ricercare nell'altro da sè il senso profondo della propria identità. Per l'ospite il sesso non è affatto legato al mero desiderio della carne ed è totalmente svincolato da ogni idea di possesso. E' tanto il mezzo con cui viene desacralizzato uno dei valori fondanti della famiglia borghese, quanto il modo attraverso cui ogni membro della famiglia cerca di omologarlo ai loro specifici interessi corporativi. Ma l'ospite non può in alcun modo essere partecipe di questa particolare esigenza, lui è altro e sta oltre. La sua alterità è sacra e l'impossibilità per la famiglia borghese di delinearne razionalmente i contorni si da poterlo rendere omologabile, è quanto basta per mettere in crisi i loro vincoli identitari. In questo quadro, la governante e il padre rappresentano due figure emblematiche. Emilia è l'unica che ravvisa nella presenza dell'ospite un segno divino e prende la strada dell'ascesi annullandosi completamente. Il suo sacrificio diventa simbolo di riscatto per i miserabili, che si presentano a lei in processione, come se fosse una santa, in attesa di una speranza. Non avendo un retaggio borghese, lei può donarsi senza pena alla nuda terra concretando così lo stesso distacco dal mondo borghese dimostrato dal suo amato ospite. Il padre, invece, è quello che conduce fino in fondo la perdita della propria identità. Abbandona tutti i suoi poteri e arriva a vagare nudo in una terra che sembra arsa dal fuoco, solo col suo corpo e un urlo di desolante inconsistenza. Entrambi sono votati all'autodistruzione completa, ma mentre Emilia vi è spinta in ragione di un credo, il padre vi è necessitato dalla morte del suo ruolo sociale. Per Pasolini, l'unica possibilità di rivoluzione risiede in tutto ciò che è totalmente estraneo alle strutture della società borghese e che non è suscettibile di riqualificarla secondo i criteri che gli sono indefettibilmente propri. Quanto più la borghesia è condotta verso l'altro, senza che questi possa diventare oggetto della sua naturale tendenza omologatrice, tanto più essa è costretta ad annullarsi, a vagare nel deserto rivolgendo il suo sguardo verso il nulla che gli è rimasto di fronte. Questo è il teorema di Pasolini il Poeta.
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