Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Un giovane di bell'aspetto (Terence Stamp) arriva come ospite nella casa di una ricca famiglia borghese. Ogni persona della famiglia è attratta in maniera irresistibile dal giovane, sia in senso fisico che spirituale. In seguito, il misterioso ospite parte in maniera improvvisa, e i membri della famiglia provano un terribile senso di perdita e una crisi che metterà a dura prova l'unità familiare. Si tratta di un'opera chiaramente allegorica che può essere interpretata in modi differenti. Alcuni vi hanno visto un'ennesima critica della borghesia e dei suoi falsi valori da parte del regista, con un'esaltazione del proletariato e della sua capacità intatta di vivere un autentico sentimento religioso. Tutto ciò è sicuramente vero, ma corrisponde alla parte ideologica dell'opera e mi sembra che tale ideologia sia fin troppo scoperta e ingombrante. Tuttavia, Pasolini riesce a stimolare una riflessione accorata su tematiche impegnative, sulla ricerca del senso dell'esistenza umana e il ruolo della sessualità e della religiosità all'interno di questa stessa esistenza, con risultati che spesso si avvicinano alla poesia cinematografica. E' certamente un'opera intensa, difficile, molto sentita da parte dell'autore, e che non lascia indifferente lo spettatore. Alla sua buona riuscita contribuisce il cast, dove mi sembra che i ruoli più interessanti siano quelli femminili : ottime le prove di Laura Betti come governante tendente alla santità (premiata a Venezia con la coppa Volpi), molto brava Silvana Mangano come moglie borghese inquieta e insoddisfatta (mi dà l'impressione di aver messo qualcosa di personale nel ruolo), ed efficace anche Anne Wiazemsky nel ruolo della figlia che si rinchiude in un mutismo ossessivo. La colonna sonora è curata da Ennio Morricone, con brani del Requiem di Mozart e un ricorrente tema jazz affidato al sax di Gato Barbieri. Un film doloroso, in qualche modo collegato agli sconvolgimenti sociali del '68, che, al di là di un certo schematismo ideologico, rimane una delle opere più personali dell'autore.
VOTO 8/10
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