Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Ma quanto è difficile approcciarsi a Teorema di Pasolini? che cos'è questo teorema, questo enunciato tanto ricercato? il personaggio di Terrence Stamp (verbo che si fa carne)? o, nei silenzi enigmatici che dominano il film, il monologo del figlio/artista? se fosse quest'ultimo si comprenderebbe lo stile al limite dell'antinarrativo (se non addirittura dell'asemantico) di questa pellicola: lo spettatore non deve capire le incertezze e la titubanza dell'artista (borghese? o ogni artista?), che trova nell'invenzione tecnica una maschera ai suoi punti deboli. Ammissione di un fallimento e anticipazione di Salò da parte di un regista tormentato? o, come si è sentito in milioni di occasioni, satira antiborghese? Da parte di un umanista come Pasolini sarebbe becero e poco lungimirante stigmatizzare così un'intera classe sociale, senza lasciare scampo. Allora forse è il riscatto di una famiglia borghese, che nella violazione delle norme scopre una nuova vita. In questo caso bisognerebbe dire che Teorema è banale, zeppo com'è di personaggi che si spogliano (letteralmente) delle loro ricchezze per nuotare nella terra e nel fango. Sarebbe poco più di una metafora icastica e poco meno di un film profondo. Quest'ultima ipotesi non mi convince. è un trip da cui non esco. Da un lato la paura di ridurre un'opera così suggestiva ad manifesto dei suoi tempi confuso e ideologicamente fastidioso; dall'altra il dovere di non elogiare un film che si sente di non aver compreso fino in fondo, ma che certamente stimola ad un lavoro impegnativo lo spettatore. L'unica certezza è che Stamp è perfetto (capace di passare dalla figura luciferina di Toby Dammit a questa "angelica" e corporea senza batter ciglio). Per il resto, ai posteri l'ardua sentenza.
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Condivido tutte le tue perplessità sul film e con minori titubanze. Il personaggio più toccante e riuscito (leggi autentico e ideologicamente meno schematico), anche se pessimamente interpretato, è quello semi-autobiografico del figlio artista con un monologo da mandare a memoria, mentre di una banalità sconcertante la deriva ninfomane della madre, una peraltro bravissima e come sempre affascinante Mangano (e non è da meno pure la fin troppo elementare simbologia della figura cristologica di Stamp intento ad abbandonare la lettura di Elementi delle costruzioni per le Opere di Rimbaud, o dell'imprenditore novello francescano). Una corposa involuzione se solo confrontata all'immenso Pasolini poeta del cinema dell'anno precedente (Che cosa sono le nuvole). Un saluto.
è un piacere risentirti dopo tanto tempo, grazie per il commento :-) Il film è meglio che io lo riveda, ricordo poco. Lo metto in agenda
in effetti, si chiama "Teorema" ma avrebbe dovuto chiamarsi "Assioma" :-) non c'è niente da dimostrare in questo film: tutti si dà così com'è, senza ipotesi, senza confutazioni...c'è solo una tesi: la Borghesia deve liberarsi dalle sue inibizioni tramite il Sesso, personificato da un'entità esterna al suo chiuso universo (una specie di Messia carnale)...ancora una volta Pasolini unisce cristianesimo e marxismo in un'accorata sintesi anti-capitalista, ma questa volta cade vittima di uno schematismo in cui programmaticamente vengono messe in luci le contraddizioni di ogni membro della tipica Famiglia benestante...l'unico personaggio memorabile sarebbe l'inserviente Emilia, se non fosse per il fascino magnetico dello sguardo della Mangano...per il resto, sia nella prima parte (la seduzione e la scoperta di un "altro sè") sia nella seconda (l'abbandono e l'elaborazione del lutto, con campane a morto onnipresenti) latitano le invenzioni, la poesia, il genio...è un film inerte, che non reca con sè alcuno sviluppo dialettico, alcuna rivelazione etica...forse Bertolucci o Bellocchio avrebbero (hanno) fatto di meglio con questo materiale, ma d'altra parte "Teorema" è un film che "andava fatto", un classico apologo allegorico, un tipico prodotto "del 68", fra i meno riusciti dell'epoca, chiuso com'è nel suo assioma...un caro saluto a Snake e Inside! :-)
Grazie anche a te, ed wood, per il commento pieno di spunti :-) un saluto
Anch'io ne approfitto per mandare un caloroso saluto a Callmesnake e Inside man, che non sentivo da un pò di tempo... sul film il mio giudizio è meno severo, perchè, oltre all'eccesso di didascalicità programmatica di cui avete parlato, secondo me Pasolini è riuscito ad inserire anche sequenze di una certa poesia (la malattia di Odetta, ad esempio, e anche la scena in cui il padre si spoglia alla stazione di Milano è ben risolta. Ozpetek la citerà in Cuore sacro, facendo decisamente peggio. ciao a tutti
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